GABRIELE PAPI
Cronaca

Nuovi inquilini alati in centro. Lo sbarco delle cornacchie grigie

La fauna della città si arricchisce: in viale Oberdan un esemplare fa colazione con un piccione

Gazza tra le ciliegie

Gazza tra le ciliegie

Storie naturali che non t’aspetti: in città. Pochi giorni fa, sette del mattino, marciapiede di Viale Oberdan, davanti al gommista. Rari passanti. Una cornacchia grigia sta facendo colazione a colpi di becco con un piccione: piume strappate e macchie di sangue raccontano di una predazione da poco avvenuta. La natura non è Disneyland. Un’altra cornacchia grigia vigila sul tetto: si alterneranno al pasto involandosi pochi passi prima del nostro passaggio (per poi tornare) gracchiando infastidite. Dimostrando una confidenza con noi umani impensabile in campagna o in montagna, dove le cornacchie mai si sarebbero fatte avvicinare così. La fauna selvatica memorizza i pericoli. La città è piena di risorse alimentari, malgrado suoni e clamori che possono spaventare, ma non fanno male: diversi cioè dal rimbombare delle fucilate e dalla vampa dei pallini roventi. Anche le cornacchie grigie sono scese dalle colline per abitare in città, come altre specie ‘opportuniste’, cioè ecologicamente versatili. Una colonizzazione, quella dei corvidi, iniziata già diversi anni fa: come nel caso particolare delle gazze. Mai viste tante gazze in città: inconfondibili, con la loro livrea bianconera (con riflessi blu verdi) e la lunga coda. Anche le gazze sono, per natura, ladre matricolate di uova e pulcini di nidi altrui che cercano metodicamente sui tetti o tra gli alberi: la fanno da padrone con i piccoli uccelli canori. Ma non sempre la fanno franca: le tortore dal collare, anch’esse numerose, con il loro ‘cuccurucucù’ continuo, sembrano gentili e timorose. Ma sanno scacciare le gazze predone con fulminei inseguimenti aerei da ‘top gun’.

Invece, sono quasi scomparsi i simpatici passeri, tranne poche piccole colonie dove ci sono ancora i vecchi coppi sui tetti, i loro nidi. In compenso sono più che numerosi i merli, nei giardini e nei parchi. I merli sono i primi uccelli a cantare, ancora a buio. Ma hanno cambiato comportamento rispetto ai merli di campagna che, come ben ricordano i vecchi cacciatori, sono scaltri e diffidenti. Anche i merli di città hanno imparato a non temere gli umani: ma non hanno fatto i conti con i nostri adorabili gatti (cacciatori nati) per i quali dar la caccia a merli e merlotti è gioco antico. Abbiamo detto sin qui delle specie selvatiche più visibili a occhio nudo in città: ma di nuovi inquilini alati ce ne sono parecchi altri. Soprattutto se si va in passeggiata sul fiume, spettacolare corridoio ecologico per molte specie selvatiche, comprese anatre e trampolieri. Ad esempio, parlando di anatre, ora è tempo di nidiate: ma nel caso dei germani reali (le anatre più comuni), se avvistate una coppia in volo quella davanti sarà sempre la femmina. In natura la femmina è più importante del maschio perché deve allevare i piccoli, continuare la specie. Imparare a conoscere le diverse specie selvatiche non è semplice: ma, volendo, è divertente e appassionante. Ad esempio potrebbe essere un insolito compito per le vacanze per bambini e giovani studenti che, beninteso, dovrebbero essere educati già a scuola a tal compito: con lezioni all’aria aperta, anche come antidoto al mangime d’allevamento di telefonini e social.