Oggi al palazzo del Ridotto

Lo scrittore romagnolo ha dato vita ad un libro in cui emerge la vita di un padre che non ne ha mai avuto uno

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di Cristina Gennari

Un viaggio tra la via Emilia, la letteratura e la vita per comprendere come diventare padre senza averne avuto uno. ’La parola papà’ è l’ultimo romanzo dello scrittore Cristiano Cavina che sarà ospite oggi alle 11.30 al palazzo del Ridotto, in dialogo con Corrado Ravaioli, per la rassegna ’La bellezza delle parole’.

Cavina, che storia racconta ’La parola papà’?

"E’ un insieme di percorsi che si intrecciano nel personaggio, un padre di tre figli, che ricorda momenti della sua vita da figlio senza padre e da genitore. Si salta avanti e indietro nella sua vita, nei suoi amori, nelle sue esperienze lavorative, sentimentali, sessuali, familiari".

Da cosa deriva questa scelta? "Per me la vita non va in ordine cronologico. Il presente che si vive contiene tutto ciò che si è stati e ciò che si diventerà" .

Si tratta di un libro autobiografico?

"In un dialogo il protagonista si domanda quanto c’è di vero e di falso nelle nostre vite. E il libro risponde a questa domanda. E’ tutto vero, è tutto finto".

Diventare papà senza averne avuto uno. Come si fa?

"Tutti diventiamo madri, padri, figli senza esserlo mai stati. E’ un diventare che dura tutta la vita, a 70 anni si è genitori in modo diverso rispetto quando se ne avevano 40".

E’ più difficile essere padri o figli?

"Quando si diventa genitori e adulti ci si dimentica di com’era essere adolescenti. Certo, i figli hanno più libertà mentre i genitori hanno più guinzagli. Dicono spesso che i padri moderni non sono più come una volta, ma dimenticano una cosa".

Cioè?

"E’ vero che oggi i padri sono pieni di dubbi ma quelli di una volta non facevano nulla. Mio nonno non ha mai messo un pannolino, non si è mai dovuto preparare da mangiare, non ha mai portato i figli a scuola. Dettavano le linee guida, ma vuoi mettere cosa vuol dire emotivamente e fisicamente giocare con i figli? I miei mi chiamano babba, mi fa sentire un babbo ma anche qualcosa di diverso".

Molti suoi libri sono ambientati a Casola Valsenio, il luogo dove è nato. Che legame ha con la sua terra?

"Sono nato e abito nella Romagna d’appennino e i miei libri sono ambientati qua. Ho una visione della vita molto romagnola: sono un tipo un po’ chiuso nel privato mentre in pubblico non sto mai zitto. E poi tifo Cesena".

Cos’è per lei la bellezza delle parole?

"A volte puoi fare cose che vanno oltre il mettere in fila le parole. Nel libro ci sono dialoghi fatti con il ‘non dico’ o il ‘non penso’. Con le parole si fanno cose incredibili".