Omicidio Benini Cesenatico, un video inguaia la nipote

Dalle telecamere un'auto uguale a quella di Paola Benini, unica indiziata, è passata dalla casa del pensionato nelle ore dell'aggressione

La casa dove è stato aggredito Alfredo Benini

La casa dove è stato aggredito Alfredo Benini

Cesenatico, 17 maggio 2019 - I carabinieri , gli operatori del 118, due parenti e due dipendenti di banca, ieri hanno testimoniato al processo per l’omicidio di Alfredo Benini, l’87enne disabile ipovedente aggredito il 15 ottobre 2017 nella sua abitazione a Cesenatico e deceduto il 13 maggio 2018 senza mai riuscire a riprendersi. Il brigadiere Fabio Maggi, del Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Forlì-Cesena, ha fornito i particolari delle immagini delle telecamere situate nei pressi della casa di Alfredo, le cui registrazioni testimoniano che in determinati orari il 15 ottobre 2017 è transitata una Toyota Yaris bianca identica a quella di Paola Benini, unica persona accusata del delitto. Quel giorno le stesse telecamere non hanno registrato le immagini di autovetture o persone coinvolte in furti o rapine.

Tonina Benini, cugina di Alfredo, ha confermato di non aver frequentato assiduamente l’abitazione del parente, mentre non è stata sentita la cugina Teresina per motivi di salute. I due operatori dell’ambulanza del 118, intervenuti in quel tragico pomeriggio, Fabio Urbinati e Mario Giannotti hanno ricordato di non aver mai visto una violenza simile: “Eravamo sconvolti _ hanno dichiarato_, in precedenza non ci era mai capitato di vedere lesioni così gravi causate ad un anziano ridotto in quelle condizioni. Nonostante tutto parlava ed era lucido. Ci ha detto di essere stato aggredito ma di non sapere chi lo avesse fatto e di non capire perché fosse stato pestato, in quanto non aveva fatto del male a nessuno”.

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Francesca Paganelli, figlia di Paola, ha detto sostanzialmente di essere al corrente dei rapporti fra Alfredo e la nipote ma di non averli vissuti personalmente perché non frequentava la casa di via Santarelli. Molti dei fatti contestati alla madre nel corso del processo non li conosceva prima e ha detto di non sapere cosa avesse fatto la madre il 15 ottobre 2017. A differenza della sorella Silvia ha detto che Paola non possedeva le chiavi di casa di Alfredo. Ha aggiunto che la madre accompagnava in banca Alfredo ma non gli dava indicazioni. L’avvocato Simona Arrigoni incaricata dai parenti di Alfredo, ha provato a fare alcune domande a Cristina in merito alle intercettazioni telefoniche con la sorella Silvia, in riferimento alle dichiarazioni contraddittorie della madre, tuttavia è stata fermata subito dal giudice.