Omicidio Benini, in appello pena ridotta a 21 anni

Tre anni in meno rispetto allla sentenza di primo grado. Alla nipote la Corte ha riconosciuto le attenuanti generiche

Alfredo Benini venne aggredito a martellate

Alfredo Benini venne aggredito a martellate

Cesenatico (Forlì Cesena), 16 ottobre 2020 - Paola Benini è stata condannata in appello a 21 anni di carcere, tre anni in meno rispetto al primo grado. Anche secondo la Corte di assise di appello del tribunale di Bologna è stata la nipote ad aver aggredito brutalmente lo zio Alfredo Benini (87 anni) nel pomeriggio del 15 ottobre 2017, all’interno della sua abitazione in via Santarelli nelle prime campagne di Cesenatico.

La sentenza è stata pronunciata ieri nel tribunale di Bologna dalla Corte formata dal presidente Orazio Pescatore, il procuratore generale Claudio Santangelo e la relatrice Luisa Del Bianco. Ricordiamo che Alfredo Benini non si riprese più dai colpi ricevuti al volto e alla testa e si spense il 13 maggio 2018.

Nel corso della seconda ed ultima udienza in appello, sono intervenuti i legali della difesa Francesco Pisciotti e Roberto Brancaleoni di Rimini, i quali hanno chiuso la discussione iniziata il giorno precedente, centrata sostanzialmente a smontare l’impianto accusatorio. Poi il procuratore generale Claudio Santangelo ha fatto delle puntuali repliche, come ad esempio alla contestata assenza dell’arma del delitto, che inizialmente si ipotizzava potesse essere un martello in quanto i colpi inferti sulla testa di Alfredo Benini avevano una forma di ‘T’, mentre successivamente gli investigatori e gli esperti si sono diretti sulla pista di un altro oggetto contundente, che potrebbe essere anche un mazzo di chiavi. Gli ultimi interventi sono stati le repliche degli avvocati Simona Arrigoni e Raffaele Pacifico di Cesena i quali tutelano i sei parenti di Alfredo Benini che si sono costituiti parte civile.  

Simona Arrigoni si è soffermata sull’interesse di Paola Benini a farsi nominare amministratrice di sostegno dello zio Alfredo, le mire della donna sul patrimonio del congiunto e i comportamenti che rivelano un movente economico legato ad una forte avidità della nipote. I difensori dei parenti hanno poi posto l’accento sulle indagini che hanno portato a scoprire che persino diversi parenti stretti di Paola Benini avevano dei sospetti forti su di lei nelle ore e nei giorni immediatamente successivi all’aggressione.  

La Corte si è poi ritirata e ha emesso la sentenza che condanna Paola Benini a 21, mentre in primo grado il 14 giugno 2019 era stata condannata per omicidio aggravato a 24 anni. Alla donna sono state riconosciute le attenuanti generiche, come il fatto di essere incensurata, ma sostanzialmente ha confermato in toto l’accusa di omicidio. Molto probabilmente Paola Benini, che si è sempre professata innocente, ricorrerà in Cassazione e per farlo ha 45 giorni di tempo.