Omicidio Calbucci, uccise il vicino a Cesena con 34 coltellate: via al processo d’Appello

Giuseppe Di Giacomo è stato condannato in primo grado all’ergastolo. L'avvocato difensore chiederà la perizia psichiatrica per il killer

Omicidio Calbucci

Omicidio Calbucci

Cesena, 13 giugno 2022 - Le porte dell’aula della Corte d’Assise d’Appello di Bologna si spalancheranno questa mattina per il processo che vede imputato di omicidio volontario Giuseppe Di Giacomo, il 67enne di origini siciliane, che il 19 dicembre del 2020 uccise brutalmente con 34 coltellate il vicino di casa Davide Calbucci, cesenate di 49 anni.

Di Giacomo, appello a giugno "L’omicidio non fu premeditato"

Dopo la condanna in primo grado all’ergastolo, l’omicida è stato rinchiuso nel carcere di Forlì, e un mese fa trasferito nell’istituto penitenziaro di Ancona. Per i giudici di primo grado è stato un omicidio premeditato. La sera prima del delitto, l’assassino avrebbe deciso di uccidere il vicino di casa. A far esplodere l’intento omicidiario, al di là delle numerose liti e problemi condominiali pregressi, la frase che Calbucci avrebbe detto alla figlia dell’assassino nel pianerottolo del condominio: e cioé che ‘Di Giacomo era un molestatore di donne". Con un coltello che utilizzava per disossare l’agnello Giuseppe Di Giacomo, alle 8 del mattino seguente, arrivò al parco e si avvicinò a Davide Calbucci, che se ne stava seduto su una panchina con il suo bassotto appresso. Lì, vicino a quella panchina, in quel prato dove è stato piantato un ulivo in memoria della vittima, è iniziata un’accesa lite tra i due vicini, sfociata nel più efferato e crudele delitto. Trentaquattro incessanti fendenti al corpo della vittima, che non ha avuto scampo.

Oggi la difesa, avvocato Antonino Lanza, proverà a ‘giocarsi la carta’ della rinnovazione istruttoria, chiedendo nuovamente una perizia psichiatrica per Di Giacomo, respinta in primo grado. Il difensore sostiene che l’imputato abbia colpito la vittima ad occhi chiusi, senza rendersi conto di ciò che faceva. Sostiene anche che non sussistano le aggravanti della crudeltà, dei futili motivi e della premeditazione (dalle prime indagini sembrava che i colpi al torace e alla gola fossero stati inflitti alla povera vittima con un ‘coltelletto’ con cui Di Giacomo era solito raccogliere le erbette nel campo e che si portava sempre con sé). Ci sarebbero poi, secondo Lanza, attenuanti che non giustificherebbero la pena dell’ergastolo: Di Giacomo reo confesso si è costituito in carcere un’ora dopo l’omicidio, si è sottoposto ad esame, e così facendo avrebbe agevolato le indagini. A sostenere le parti civili saranno gli avvocati Alessandro Sintucci e Marco Baldacci che hanno accompagnato la famiglia, in questa dolorosa battaglia giudiziaria, sin dall’inizio. Iwona Bednarz, la moglie di Davide Calbucci, ha commentato la sentenza di primo grado: "E’ stata fatta giustizia, ma io non mi sento assolutamente meglio, auguro all’assassino di mio marito di marcire in carcere per quello che ha fatto. Spero che Dio mi dia la forza per combattere questa battaglia fino in fondo".

Dai racconti dei familiari della vittima, è emerso che i motivi che hanno scatenato la rabbia di Giuseppe Di Giacomo sono assolutamente banali: liti, offese, problemi condominiali. Come il ripetuto abbaiare dei tre piccoli bassotti, lungo le scale del condominio, posto a poche decine di metri dal parco la ‘Buca’. Subito dopo il fatto l’assassino non apparve per niente pentito, e dal carcere ha inviato una lettera in cui attribuiva la colpa del suo folle gesto ad altri.