Omicidio Cesena: "Mirco Guerrini agì per legittima difesa"

Il pm Posa chiede l’archiviazione delle accuse per la morte di Antonio Rinelli durante una colluttazione a San Mauro Mare nel 2019

Mirco Guerrini, 45 anni

Mirco Guerrini, 45 anni

Cesena, 21 gennaio 2021 - Ha agitoper legittima difesa’ a quella ‘aggressione ingiusta’ avvenuta sotto agli occhi della compagna. E anche se ha finito per ‘cagionare la morte’ del rivale per via di un eccesso ‘dell’azione difensiva’, va comunque esclusa ogni sua intenzione dolosa. E’ questa in sintesi la ragione per la quale il pm forlivese Sara Posa ha chiesto l’archiviazione della posizione di Mirco Guerrini, il 45enne agente di commercio originario di Fusignano ma residente a Borgo Montone difeso dagli avvocati Antonio Primiani e Debora Guli e indagato per omicidio preterintenzionale per via della morte di Antonio Rinelli, 46enne autotrasportatore di origine potentina ma da una decina di anni trasferitosi a Ravenna e fino a pochi mesi prima del decesso, ospite a casa di un’amica a Punta Marina Terme. I fatti risalgono alla notte tra il 7 e l’8 aprile del 2019 quando Rinelli aveva raggiunto l’abitazione a San Mauro Mare della ex Manuela, in quel momento assieme al Guerrini, innescando la colluttazione per lui rivelatasi fatale.  

Contro l’archiviazione del caso, i familiari del defunto – tutelati dall’avvocato Fabio Anselmo – hanno già presentato opposizione: l’udienza è stata fissata per fine mese davanti al gip forlivese Maurizio Lubrano.  

Secondo quanto ricostruito nelle indagini coordinate dal pm Posa, la relazione tra Rinelli e la ex si era interrotta definitivamente nel febbraio 2019 quando la donna aveva scoperto una ‘relazione parallela’ di lui. Lei ha riferito di una interazione con l’uomo sempre caratterizzata da conflittualità e separazioni nel contesto di un atteggiamento definito di ‘controllo-possesso’. I due frequentavano l’ambiente di ballo della kizomba nel quale peraltro gravitava lo stesso Guerrini. Tra i due uomini, che si conoscevano di vista, non correva simpatia. Quando Rinelli aveva saputo che la sua ex aveva iniziato a vedersi con Guerrini, secondo una testimone aveva manifestato reazioni di evidente astio: meglio tenere un profilo basso – era stato il consiglio della testimone all’agente di commercio ravennate – e di non farsi vedere in giro con Manuela.  

Ed eccoci arrivati alla notte del 7 aprile quando, verso le 23.50, l’auto del Rinelli era giunta sotto l’abitazione di Manuela. Guerrini, poi sentito a caldo dai carabinieri intervenuti sul posto oltre che dal pm in ospedale, aveva spiegato di essersi limitato a difendersi da quella che a suo dire era stata un’aggressione fisica sin dall’inizio: Rinelli lo aveva visto perdere i sensi non in seguito a una rovinosa caduta ma quando si trovavano entrambi già a terra. Una versione, secondo il pm, compatibile con gli elementi raccolti a partire dalle testimonianza di Manuela e della madre oltre che dal tipo di ferite rimediate dal Guerrini e dalle immagini di una telecamere che aveva immortalato l’arrivo di Rinelli: questi – prosegue l’accusa – si sarebbe lanciato contro il rivale stringendo le chiavi dell’auto a mo’ di pugnale e infine mordendo un dito della mano con la quale l’altro aveva cercato di allontanarlo: alla fine "il Guerrini era riuscito a placcare il Rinelli nonostante questi lo superasse in peso e altezza". Cioè era riuscito a sedersi su di lui: ma la morte era arrivata proprio da questa manovra: una "compressione sia a livello della regione cervicale che a livello del torace". Il decesso, ha ipotizzato il medico legale, era arrivato nei "60-120 secondi al termine della compressione" con una "progressiva bradicardia" in un quadro cardiaco già compromesso da pregresse patologie.