Operai morti sui binari, il ricordo 50 anni dopo

Il 13 giugno del 1973 la tragedia tra le stazioni di Savignano e Santarcangelo. L’ex capostazione Giuseppe Venturi: "Quell’incidente si poteva evitare".

Operai morti sui binari,  il ricordo 50 anni dopo

Operai morti sui binari, il ricordo 50 anni dopo

di Ermanno Pasolini

Sono passati 50 anni da quel fatidico 13 giugno 1973, quando un carrello con dieci operai fu travolto da un locomotore fra le stazioni ferroviarie di Savignano sul Rubicone e Santarcangelo di Romagna, provocando un terribile disastro con quattro morti. Molti abitanti delle due cittadine, ma anche del Cesenate e del Riminese, ricordano il tragico fatto in seguito al quale il capostazione di Savignano sul Rubicone, Sebastiano Pizzinelli, trasferito poi in ufficio a Bologna, difeso dall’avvocato principe del foro Veniero Accreman, venne condannato a due anni con la condizionale e i parenti dei quattro morti e dei cinque feriti non si costituirono mai parte civile.

Il fatto lo racconta Giuseppe Pino Venturi, oggi 92enne, capostazione a Savignano ai tempi del disastro che stava dando il cambio a Sebastiano Pizzinelli: "Erano le 13 del 13 giugno 1973, un mercoledì, il giorno più nero della storia delle ferrovie di Savignano. Dopo avere ultimato i lavori nella stazione di Gambettola riguardanti la linea aerea, il caposquadra degli operai, ottenuta l’autorizzazione scritta, iniziò il viaggio di ritorno a Rimini con un carrello a motore percorrendo il primo tratto fino a Savignano sul Rubicone sul binario dei treni pari. Dei componenti la squadra dei nove Guerrino Magnani e Vittorio Marconi, cessato il loro turno di lavoro ed essendo savignanesi, lasciarono la compagnia dei colleghi che avrebbero dovuto proseguire per Santarcangelo percorrendo non più il binario pari, ma quello dispari. Inizia qui l’errato svolgimento dei compiti affidati al dirigente al movimento prima e poi al capo carrello. Cosa che portò al tragico inevitabile scontro". Giuseppe Pino Venturi scende così nei dettagli che ricorda ancora, a 92 anni, con una mente lucidissima: "La scorretta manovra degli scambi, 4a e 4b, effettuata dal dirigente il movimento tramite l’apparato centrale, portò il carrello di nuovo sul binario pari. Poi la forsennata corsa sul binario sbagliato, intrapresa con inconcepibile superficialità dal carrellista, completarono la vera causa del disastro. Bastava che si fossero fermati nel vicino casello Km 97 per chiarire l’equivoco telefonicamente e tutto si sarebbe risolto senza alcuna conseguenza. Invece il carrello investito in pieno, fu trascinato in uno stridio di freni e ferraglie, per 510 metri. Voglio ricordare i nomi dei quattro deceduti: Nullo Montanari al quale mancavano poche settimane alla pensione, Luigi Sebastianelli, Biagio Boschetti ed Eugenio Miserocchi. Poi i cinque feriti Dante Metalli che guarì dopo sette mesi, Primo Biagini, Lazzaro Giovannini, Carlo Paglierani macchinista del locomore, Aldo Arrigoni e un illeso Dino Boschetti".

Conclude Giuseppe Pino Venturi: "Richiamai Sebastiano Pizzinelli in ufficio e lui subito abbandonò la stazione dove abitava con la famiglia, per evitare l’immediato arresto. Poi l’amara constatazione che con il vecchio impianto e gli scambi girati a mano, come era in uso fino a qualche mese prima, nessuno avrebbe avuto mai la possibilità di sbagliare e quindi il terribile fatto non si sarebbe verificato".