Osservanza ’Unità di crisi’ "I nostri parrocchiani al servizio degli sfollati"

Il sacerdote don Ricci coordina gli aiuti alle famiglie ospitate nell’edificio dove vivevano i frati. "Chi è senza casa la cerca in affitto. Proprietari, aiutateli".

Osservanza ’Unità di crisi’  "I nostri parrocchiani  al servizio degli sfollati"

Osservanza ’Unità di crisi’ "I nostri parrocchiani al servizio degli sfollati"

di Andrea Alessandrini

Il Comitato ’Unità di crisi Osservanza’ è al lavoro dal martedì dell’arrivo dell’alluvione nell’edificio delle opere parrocchiali, con un sacerdote che lo dirige, il parroco don Fabrizio Ricci. Siamo in uno degli avamposti dell’accoglienza per gli sfollati, di cui è puntellata la città, dalle scuole don Milani e Salvo d’Acquisto, ai Cappuccini e altre strutture.

"Si sono coinvolti tanti parrocchiani – spiega don Filippo – per assicurare vicinanza, cura e vitto alle persone ospitate: attualmente sono sei, una famiglia con madre e padre nati in Senegal e due figlioletti in età da scuola d’infanzia ed elementare e un’altra coppia, mentre un’altra famiglia di nati in Marocco con i figli è rientrata nella casa alluvionata ripristinata".

"Abbiamo la fortuna di avere la casa pronta, dove facciamo leconvivenze educative per i giovani durante l’anno con le stanze un tempo abitate dai frati – prosegue don Fabrizio –. Al vitto pensiamo andando a fare la spesa e cucinando , un po’ attingiamo a quello proveniente dalle strutture comunali , ma non manca giorno che le nostre parrocchiane non portino fette di torte e dolci. Sono di tutte le età, quelli che danno una mano. Diamo alloggio anche a una quindicina di operatori della Protezione civile".

"Il problema è che una famiglia, quella dei senegalesi, non potrà più tornare nella sua in affitto ne quartiere San Rocco – spiega il sacerdote – e quindi ha bisogno di trovare una casa da affittare: il padre e la madre lavorano entrambi. Non chiedono la carità, ma solo un alloggio da pagare. Sono persone serie, dignitose e hanno due bellissimi bambini. Noi ci siamo attrezzati per durare a lung ma queste persone hanno bisogno dell’agio di una casa vera. Chi ha alloggi sfitti, per favore, si faccia avanti".

"Il problema – aggiunge l’assessora ai servizi sociali Carmelina Labruzzo – riguarda altri nuclei familiari nella stessa condizione della famiglia con genitori nati in Senegal, ricoverati in altri centri di accoglienza. Non potranno tornare nelle loro case e neppure in eterno nelle strutture ospitanti. In città esisteva un’emergenza abitativa prima dell’alluvione, ora ulteriormente inasprita. Queste persone hanno bisogno, lavorano e possono pagare i canoni. Occorre che i proprietari ci contattino, il Comune può garantire per loro".