Pescherecci in sciopero: "I costi sono insostenibili"

Barche ferme fino a domenica. Le associazioni: "Aziende in perdita, strette tra limitazioni continue ai giorni di uscite e caro-gasolio"

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di Maddalena De Franchis

La corsa dei prezzi di petrolio e gas, ulteriormente accelerata dalla guerra tra Russia e Ucraina, ha innescato quello che gli esperti definiscono ‘shock energetico’: un’impennata dei costi che, unita a una generale incertezza, si rifletterà sulle economie di tutti i Paesi europei. Alcuni degli effetti sono già sotto gli occhi di tutti: il prezzo medio del gasolio, ad esempio. E proprio il caro carburante ha spinto l’intero comparto della pesca a proclamare lo sciopero dei pescherecci, che resteranno fermi almeno fino a domenica. Una decisione che ha coinvolto anche i pescatori di Cesenatico.

"L’effetto dell’incremento del prezzo medio del gasolio – esordisce Fabio Lacchini, responsabile regionale di Coldiretti impresa pesca Emilia Romagna e presidente della cooperativa armatori e operatori della pesca di Cesenatico – si sta abbattendo come uno tsunami sull’attività dei pescherecci. Oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sopportare è rappresentata, infatti, proprio dal carburante. Visti gli esigui ricavi, la maggior parte delle imprese non copre neppure i costi".

La crisi energetica aggrava, peraltro, una situazione resa già pesante dall’obbligo di riduzione dell’attività di pesca, scattato dal 1° gennaio per un corposo segmento produttivo della flotta nazionale, ovvero i circa 2mila pescherecci a strascico. "Le uscite in mare si sono così ridotte a poco più di 120 o 130 giorni (in base alle dimensioni delle imbarcazioni), pari a un terzo delle giornate annue", prosegue Lacchini. "Si sta mettendo a rischio quasi il 50% del valore dell’ittico made in Italy, in zone strategiche come il nostro mar Adriatico, il Tirreno e il canale di Sicilia".

Intanto, il tavolo sulla crisi della pesca, aperto al Ministero delle politiche agricole con il sottosegretario Francesco Battistoni, il direttore generale della pesca Riccardo Rigillo e i rappresentanti delle associazioni di categoria, si è concluso con l’ipotesi di un’iniezione finanziaria di 20 milioni di euro, a sostegno delle imprese di pesca piegate, oltre che dall’emergenza sanitaria, anche dai rincari energetici.

"Di per sé, i provvedimenti adottati dal governo sarebbero soddisfacenti: ma in una situazione così esplosiva, caratterizzata da aumenti dei carburanti anche del 5-6% al giorno, non vi sono ristori che tengano", ammette Mario Drudi, presidente della cooperativa cesenaticense Casa del pescatore.

"Rincari così ingenti gravano, infatti, su tutta la filiera della pesca: oltre ai pescherecci, soffre anche l’intero comparto dello stoccaggio e della conservazione del pesce. Il risultato, inevitabile, sarà l’incremento del prezzo finale del pescato e un’ulteriore spinta inflazionistica. O si adottano decisioni coraggiose per raffreddare i mercati internazionali, o il nostro settore rischia di scomparire per sempre".