Cesena, piazza della Libertà. Lavori in ritardo, la protesta dei ristoratori

I titolari del ristorante Malatesta: "Dietro il cantiere siamo invisibili, ogni giorno è sempre più difficile"

CUCINA I giovani soci del ristorante Malatesta a ridosso del cantiere

CUCINA I giovani soci del ristorante Malatesta a ridosso del cantiere

Cesena, 12 marzo 2018 - Il frutto di anni di lavoro appeso a tabelle di marcia che continuano a slittare. L’osteria Malatesta è un locale in pieno centro, a due passi dal duomo e a una manciata di minuti a piedi dalla Barriera. Una posizione ottimale per farsi conoscere dalla clientela. «Potrebbe esserlo - sospira Stefano Marsilio a nome dei tre soci che hanno aperto il locale a metà gennaio 2017 – ma per ora il cantiere di piazza della Libertà ci sta in pratica murando dentro alla città, rendendoci invisibili. Abbiamo investito 60.000 euro in questa attività, frutto dei risparmi di dieci anni di lavori in altri locali, in particolare nella zona tra Cervia e Milano Marittima. Abbiamo scelto Cesena, una realtà che non conoscevamo e per questo abbiamo chiesto consigli su quale potesse essere la giusta location. Nessuno, a partire dalla nostra associazione di categoria, ci aveva ventilato la possibilità di finire vittime di una situazione come questa. Abbiamo incontrato il sindaco una sola volta, il giorno del taglio del nastro, quando venne a trovarci rassicurandoci sulla durata del cantiere: anche se i tempi ufficiali parlavano di fine lavori a inizio 2018, assicurò che entro Natale la situazione sarebbe stata molto diversa e così noi ci siamo rimboccati le maniche, buttandoci anima e corpo in un lavoro che è prima di tutto una passione».

In poco tempo però l’handicap di non poter sfruttare gran parte della visibilità che una piazza aperta e frequentata è diventato evidente: «La dimostrazione più frustrante del problema è arrivata durante i giorni della fiera di San Giovanni: ci eravamo preparati aumentando gli ordini e potenziando temporaneamente l’organico e alla fine siamo rimasti con un pugno di mosche. Che rabbia uscire dal locale affacciandosi in una strada deserta, compiere poche decine di metri e imbattersi in migliaia di persone a passeggio. La location avrebbe dovuto essere il nostro principale investimento in termini di promozione e invece è esattamente il contrario. Se avessimo immaginato una situazione del genere non avremmo di certo scelto di aprire qui. Nel frattempo il sindaco non si è più visto e ogni notizia che arriva sui lavori prevede sempre dei rinvii. E poi anche quando la piazza sarà pronta, intorno continuerà ad esserci una fila di locali sfitti. I clienti si rendono conto della situazione, ci stringono la mano e ci esortano a non mollare. In ballo ci sono la passione e i tanti soldi investiti. Stringiamo i denti, ma ogni giorno è sempre più difficile».