"Piove ancora poco, diga in sofferenza"

Bernabè (Romagna Acque): "Precipitazioni in pianura, ma non in montagna. Nell’invaso mancano 23 milioni di metri cubi"

Migration

di Oscar Bandini

Tonino Bernabè, presidente di Romagna Acque – Società delle Fonti SpA, finalmente è arrivata la pioggia e quindi ci lasciamo la siccità alle spalle?

"Andiamoci piano, siamo ancora in emergenza soprattutto per quanto riguarda l’invaso di Ridracoli. La pioggia è caduta soprattutto in pianura, ma non in Appennino. In termini di percezione sembra che la siccità non sia più un problema, ma i dati descrivono un’altra realtà".

Ci fornisca allora i dati che riguardano Ridracoli.

"Nella giornata di mercoledì 7 dicembre l’invaso ha raggiunto i 526,24 metri di altezza sui 557,30 del livello massimo, con un volume d’acqua pari a 10.200.000 metri cubi sui 33 milioni complessivi. Quindi mancano ancora 23 milioni di acqua e 31 metri per raggiungere lo sfioro. E’ vero che il livello dalle ore 18 del 3 dicembre al 7 dicembre è cresciuto di 1 milione di metri cubi, ma ora come società siamo costretti a produrre da Ridracoli solo il 30% dell’acqua poi distribuita e il restante 70% arriva dal potabilizzatore di Ravenna e dalle fonti locali. In definitiva da Ridracoli registriamo un meno 70mila metri cubi al giorno".

Piove sempre di meno quindi.

"Certo. Dall’1 al 7 dicembre sono caduti 43,6 millimetri di pioggia rispetto ai 158 della media. Siamo solo a un terzo, quindi. Del resto dall’1 gennaio al 7 dicembre nel 2022 sono caduti 959,4 millimetri di pioggia rispetto a una media storica di 1.423, con un secco -463 mm. E nel triennio 2020-22 tutti i dati sono sotto la media storica. Inoltre la poca neve caduta si è sciolta velocemente e quindi il suo apporto in termini di ripascimento di torrenti e fossi è stata minimale".

I cambiamenti climatici non sono quindi fantasie di pseudo ambientalisti.

"Purtroppo sono reali. La diga è entrata in crisi nel 1994 quando il livello aveva raggiunto i 5.700.000 metri cubi; poi nel 2007 con 9.600.000, nel 2011 con 6.070.000 e nel 2017 con 11. 700.000. Numeri bassi e che si ripetono a breve distanza di anni. Nel 2022, ad esempio. non abbiamo mai sfiorato, cioè mai tracimato. Ed avere poca acqua nell’invaso ci crea ovviamente numerosi problemi e non solo in termini quantitativi e quindi di distribuzione".

Quali nel dettaglio?

"Meno acqua in diga significa meno qualità della stessa perché più si va in fondo più aumentano gli elementi organici e l’acqua quindi è meno buona. Inoltre meno acqua significa anche meno produzione di energia e quindi maggiori costi per la società. Infatti siamo passati da un costo di 7.700.000 euro a 15.300.000 euro".

Quali contromisure come società, in accordo con i Comuni soci della Romagna, state dunque prendendo per contrastare i cambiamenti climatici e garantire il rifornimento idropotabile di un così vasto territorio?

"Innanzitutto l’integrazione tra Ridracoli, il potabilizzatore della Standiana, quello di Rimini, il Canale Emiliano-Romagnolo, le fonti locali e il riuso, per arrivare a un bilancio idrico in pareggio come ci chiede l’Unione Europea per il 2023".

Perché non pensare a un impianto di desalinizzazione delle acque dell’Adriatico?

"Come Romagna Next ci stiamo riflettendo, come soluzione complementare all’invaso di Ridracoli, anche perché al momento la tecnologia da utilizzare è troppo energivora. In Italia ci sono 31 impianti di desalinizzazione, soprattutto concentrati nelle isole: copronolo 0,1% del fabbisogno e di questo 0,1 solo il 29% fornisce acqua potabile, mentre ben il 69% viene utilizzato a scopo industriale".

Invece per il medio e lungo periodo?

"Con i sindaci siamo partiti da un dato. Solo l’11% dell’acqua meteorica viene trattenuta. Di conseguenza anche nella Dichiarazione d’intenti firmata il 3 maggio scorso al Teatro Galli di Rimini dai presidenti delle province romagnole, dai sindaci dei Comuni capoluogo e dagli altri soci per incrementare i volumi idrici, bisogna pensare, oltre al riutilizzo, al riuso, all’efficientamento della distribuzione e anche a nuove captazioni in Appennino, perché servono circa ulteriori 20 milioni di metri cubi d’acqua per mettere in sicurezza il sistema idrico romagnolo".

Quindi una nuova diga?

"Andiamo per gradi. Nel Tramazzo l’idea resta un invaso di non oltre 500mila metri cubi. Poi, al momento sia la Regione che la comunità di Premilcuore concordano sul prolungamento del canale di gronda del Fiumicello fino al Rabbi, per avere 8 milioni di metri cubi d’acqua in più da immettere a Ridracoli. E qui mi fermo".