Polemica sul presidio pro Palestina

Cesenati uniti per la pace in Palestina: presidio democratico promosso dal PD con appello al Governo italiano e critica di Fratelli d’Italia.

Polemica sul presidio pro Palestina

Cesenati uniti per la pace in Palestina: presidio democratico promosso dal PD con appello al Governo italiano e critica di Fratelli d’Italia.

Oltre 400 cesenati, uniti dal messaggio “pace e giustizia per il popolo palestinese”, si sono riuniti in un presidio democratico per esprimere la propria vicinanza a chi, quotidianamente, da oltre un anno, vive il dramma di un conflitto senza fine. L’evento, promosso dal Partito Democratico di Cesena, ha visto la partecipazione e gli interventi di numerose associazioni locali, sindacati e realtà politiche del territorio, confermando l’importanza di un impegno collettivo per una causa di pace e giustizia internazionale.

Durante il presidio, i partecipanti – afferma il Pd - hanno lanciato un appello al Governo italiano affinché interrompa immediatamente ogni esportazione di armi verso Israele e riconosca ufficialmente lo Stato di Palestina. Due popoli, due Stati è stato lo slogan condiviso, per sottolineare la convinzione che solo il riconoscimento reciproco e il rispetto della sovranità possano garantire stabilità e sicurezza per entrambi i popoli.

Il presidio ha anche ribadito che la denuncia dei crimini di guerra commessi dal Governo Netanyahu non può e non deve essere confusa con l’antisemitismo. La manifestazione è stata un appello forte e chiaro contro i crimini di guerra e ogni forma di oppressione, in difesa dei diritti umani e della dignità di ogni persona.

Andrea Imperato di Fratelli d’Italia critica la manifestazione. "La manifestazione di domenica a favore della Palestina – afferma – è un puro esercizio retorico, in un momento in cui tale retorica diventa inevitabilmente spendibile a meri e beceri fini elettoralistici. Nessun individuo dotato di umana compassione può guardare le immagini provenienti dal medio oriente con indifferenza e distacco. Non dobbiamo abituarci alla guerra, a nessuna guerra".