"Porto in scena al Bonci il martirio di Cristina"

Lo spettacolo teatrale ’Voglio solo le ossa’ dell’attore Giacomo Garaffoni "Ho empatizzato con Marisa Degli Angeli, sono stato sedotto dalla sua forza"

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di Raffaella Candoli

Lo spirito di Cristina Golinucci ha bussato alla coscienza d’artista di Giacomo Garaffoni, attore e autore cesenate, che alla vicenda legata alla scomparsa misteriosa e insoluta della giovane che oggi avrebbe 50 anni dedica un lavoro teatrale prodotto da Ert e che sarà in scena nel cartellone del Bonci il 25, 26 e 27 novembre. Premiato come autore under 40 alla Biennale di Venezia "College 2021-22 con "Veronica" (un testo che ha per soggetto una compagnia teatrale che perde improvvisamente la protagonista principale alla vigilia dello spettacolo), Garaffoni approda alla prima regia affrontando non un lutto certo, ma la mancanza, il vuoto lasciato da Cristina, una perdita che ha accompagnato negli anni i cesenati, costellata di ipotesi, suggestioni, varie piste investigative, forse errori ed omissioni, lettere anonime e omertà, che la tenacia della madre Marisa Degli Angeli mantiene "viva" alla ricerca di una verità da trent’anni negata. "Voglio soltanto le ossa", dichiarò Marisa nel 2015, dopo avere ricevuto una inquietante missiva senza un mittente dichiarato. E quella invocazione dolorosa, quel diritto ad avere un corpo sul quale piangere, è il titolo che Garaffoni ha scelto per la pièce che ha per protagonista Livia Rossi nel ruolo, esteticamente somigliante, di Cristina e Alice Torriani in quello materno.

"Ho compiuto tre anni di ricerche – afferma Garaffoni – che mi hanno cambiato, fatto crescere come persona e come artista, aiutato dalla avvocata Ilaria Abbondanza che da bambina ha avuto Cristina come baby sitter. Abbiamo esaminato atti d’indagine, diari privati, letto tanta corrispondenza, trovato dettagli inediti o trascurati, ma il mio non vuole essere un testo investigativo. Tutto il materiale che ho consultato è funzionale all’affermazione che la persona scomparsa smarrisce la sua identità sul piano umano per diventare un ‘caso’; insomma, lo spettacolo intende riflettere sul rapporto tra assenza e memoria e i riflessi che una perdita ha sulla comunità, perché una morte cambia il corso di tante vite". Garaffoni ha voluto che le scenografie riproducessero un ambiente domestico: una cucina, un divano, un tappeto. "Nella intimità casalinga iperreale, la vita pare continuare nonostante il dolore. Le due donne appaiono in una condizione di fragilità e incertezza, come in un limbo che le avvolge. Tutto è bianco, perché la luce della verità si è smarrita nel buco nero del parcheggio del monastero dei Cappuccini dove le tracce di Cristina si perdono". "Ero bambino – continua Garaffoni - quando il fatto è successo, ora intendo restituire col mio lavoro il martirio di quella ragazza, anche perché ho empatizzato con Marisa Degli Angeli, sono stato sedotto dalla sua forza". Lo spettacolo debutta in teatro, dopo varie presentazioni pubbliche e confronti con l’attivismo femminile, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, una tematica che Giacomo Garaffoni ha affrontato anche in un lavoro precedente, "Cassandra", dedicato alle internate in manicomio, a Cesena, nei secoli scorsi. "Un atteggiamento, quello della rimozione femminile dalla società, che continua drammaticamente. Le donne - conclude Garaffoni - continuano a morire per il semplice fatto di essere donne anzi, proprio per questo. O vengono sfigurate, sminuite, calpestate. Fenomeno da indagare anche attraverso il teatro".