"Porto sul palco i circensi rom finiti nei lager"

Mercato Saraceno, Andrea Lupo al teatro Dolcini con un monologo su discriminazione e sterminio

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di Cristina Gennari

Memoria e identità, ma anche guerra e vendetta. È una gamma ampia di immagini ed emozioni quella al centro dello spettacolo che Andrea Lupo porta in scena questa sera alle 21 al Palazzo Dolcini di Mercato Saraceno ‘Il circo capovolto’, per l’ultimo appuntamento della rassegna "In viaggio: la memoria tra passato e presente". Una narrazione intensa e commovente che ripercorre la storia di una famiglia rom e di due generazioni dai destini diversi, ma intrecciati: uno drammatico nei campi di concentramento e uno di emarginazione nei campi alle periferie delle città.

Lupo, che tipo di spettacolo sarà?

"È uno spettacolo a metà tra il monologo e il teatro di narrazione. Nasce dal romanzo di Milena Magnani, da cui sono rimasto folgorato".

Cosa l’ha colpito della storia? "Soprattutto il personaggio di Branko Hrabal, che rappresento in scena. Un ragazzo ungherese dalla vita normalissima, un operaio che scopre la vera storia della sua famiglia, circensi di origine rom, e la persecuzione durante la Seconda Guerra Mondiale fino allo sterminio nei campi di concentramento".

Lo spettacolo ha quasi dieci anni. È cambiata la messa in scena nel tempo?

"No, è solo maturata in consapevolezza. Sono cambiato io perché sono invecchiato, e forse è mutato il mio modo di approcciarmi allo spettacolo, che ha incontrato pubblici diversi in quasi tutte le regioni italiane. Non si è scaricato, anzi è diventato più evocativo. Tutte le volte mi emoziono molto".

Oggi, poi, parlare di guerra e di fuga ha un valore ancora più importante.

"Si, purtroppo è orribilmente attuale. Nella storia di Branko c’è molto di ciò che sta succedendo adesso, ci sono similitudini e vari elementi riecheggiano identici. Quindi sarà ancora più emozionante e forte".

Del popolo rom si parla troppo poco?

"I rom sono uno dei popoli più bistrattati nella storia dell’umanità, forse perché non si sono mai veramente integrati in Europa. Sono stati scacciati da ogni nazione e spesso ghettizzati, e la responsabilità è di tutti. Qualche anno fa, ho avuto la fortuna di fare lo spettacolo davanti a diversi ragazzi rom".

E come è andata?

"Ero molto preoccupato, in scena devo fingermi un ungherese che si sforza di parlare in italiano. Alla fine si sono commossi e mi hanno ringraziato. ".

Cosa significa "circo capovolto"?

"È capovolto perché il Kék Cirkusz riprende vita sottoterra, da un gruppo di bambini nella cantina di un vecchio palazzo abbandonato".