Le vele al terzo sono un patrimonio nazionale da tutelare. L’ufficialità è stata data ieri al Museo della Marineria di Cesenatico, dove è stato annunciato il riconoscimento dell’interesse culturale della pratica della navigazione con vela al terzo lungo le coste della Romagna, quale espressione di identità culturale collettiva da salvaguardare. Per questa importante attestazione, davanti ad una platea di autorità in rappresentanza delle tre province romagnole, sono intervenuti Federica Gonzato, Soprintendente archeologia e belle arti per le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini; il sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli, il direttore dei beni museali e culturali Davide Gnola e la responsabile dell’Area patrimonio della Soprintendenza, Romina Pirraglia. Le vele al terzo sono dunque a tutti gli effetti un patrimonio. Sono le tipiche vele a forma di trapezio diffuse nell’alto Adriatico, un tempo utilizzate da vari tipi di imbarcazione.
La tintura per proteggerle, i colori che richiamano la terra, il fatto che i simboli di queste vele rappresentavano le famiglie dei pescatori e tanti altri aspetti evidenziati da Gnola, rendono queste vele e la loro pratica uniche. Cesenatico in questo contesto ha un ruolo importante, per il suo museo, ma soprattutto per la comunità, come lo testimoniano i tanti barchini con le vele al terzo restaurati dai pescatori in pensione, che hanno le vele al terzo e sono tuttora utilizzati e di fatto allungano la sezione galleggiante dello stesso museo. Per il Museo della Marineria, sono state individuate tre imbarcazioni tradizionali (il trabaccolo "Barchèt", il bragozzo "San Nicolò" e la battana "Vanessa"), due vele al terzo e due elementi simbolici, la cuffia e gli occhi di prua, in quanto patrimonio culturale e storico di una intera comunità, trasmesso di generazione in generazione con continuità e frutto di una interazione tra uomo, ambiente e natura, nel quale la comunità stessa si identifica ed esprime la propria creatività e peculiarità. Si tratta del primo esempio di applicazione in Italia per il riconoscimento di un bene culturale "immateriale", dunque una importante "buona pratica" che potrà essere estesa ad altri elementi del patrimonio immateriale, in particolare quello marittimo e delle acque interne, che in Italia è particolarmente ricco e interessante. Fondamentali, oltre alla presenza dei privati che garantiscono la trasmissione delle conoscenze, sono le tecniche della costruzione, della veleria e della decorazione, la scuola di navigazione con le barche storiche e una intera città che sim riconosce nel borgo marinaro. La sovrintendente Gonzato e la collega Pirraglia, hanno evidenziato la peculiarità di un museo non imbalsamato, ma vivace, con una eredità familiare, riconoscendo la sintonia del lavoro tra i vari enti per ottenere il risultato.
Il sindaco Matteo Gozzoli ha dedicato tale traguardo a chi lo ha preceduto: "Questo risultato arriva da lontano, da quel convegno "La marineria romagnola, l’uomo, l’ambiente", che si svolse a Cesenatico nell’ottobre 1977 ed il merito è di Bruno Ballerin e dell’allora giovane sindaco Giovanni Bissoni. Grazie a loro abbiamo il Museo della Marineria che è una perla dell’Adriatico ed oggi raccogliamo i frutti di quel lavoro". In un museo gremito, proprio la presenza in platea di Bruno Ballerin e Giovanni Bissoni, ha segnato il passaggio per questo storico riconoscimento.
Giacomo Mascellani