
Fabrizio Miserocchi, direttore dell’Istituto Oncologico Romagnolo
C’è una buona notizia, fra le tante, che l’Istituto Oncologico Romagnolo (cooperativa di 2.044 soci) si appresta a rendere pubblica in occasione della 38a Convention IOR che si svolgerà sabato mattina nei padiglioni della fiera: il Prime Center, centro di medicina integrata per i pazienti oncologici situato in via San Cristoforo (emanazione dello IOR fortemente voluta dal compianto Dino Amadori) sta elaborando concreti progetti di espansione sia strutturale che di contenuti. "Siamo partiti 4 anni fa in un momento complicato per la sanità, ossia il post covid - sintetizza guardando indietro il direttore dello Ior Fabrizio Miserocchi - cercando di dare concretezza alla medicina integrata, che significa offrire in un’unica struttura le risposte ai bisogni fisici, emotivi, mentali, sociali, nutrizionali, ambientali e di riabilitazione degli ammalati oncologici, ed oggi la struttura ci appare insufficiente".
Dottor Miserocchi, che tipo di ampliamento è in previsione? "Mancano alcuni ambulatori che si sono resi necessari strada facendo a causa dell’implementazione di nuove pratiche che richiedono spazi appropriati. Poi abbiamo in programma di sviluppare consistentemente la prevenzione. La sfida del futuro, infatti, è quella di non ammalarsi di cancro, evitabile per almeno un caso su tre se si adottano giusti stili di vita".
Come sarà ampliata la prevenzione? "Abbiamo accresciuto lo staff dedicato che oggi è composto da quattro persone. E’ sempre stata un’attività al centro dell’impegno dello IOR. Già ora abbiamo programmi con la scuole in accordo con l’Asl Romagna".
Il Prime Center avrà anche un aumento degli spazi fisici? "Stiamo valutando di costruire un’altra struttura complementare, riservata alla prevenzione, agli ambulatori, alla parte educativa. Ancora non abbiamo idea dell’impegno economico, contiamo sulla Romagna che ha dato sempre tanto allo IOR". Quanti sono attualmente i pazienti che fanno riferimento al Prime Center?
"Nel solo 2024 abbiamo avuto 546 primi accessi, il 75 per cento in più rispetto all’anno precedente. Ma la percentuale non è significativa in quanto l’anno prima è stato sperimentale e la vera crescita è iniziata nel 2024. Sono state molte di più le donne che vi hanno fatto riferimento, notoriamente più attente alla salute, che non gli uomini. Si tratta di persone provenienti prevalentemente dal territorio di Forlì-Cesena. E’ evidente che per servizi di questo tipo i pazienti cercano la prossimità".
Quanto pagano i pazienti? "Pagano prezzi simbolici. Come IOR ci teniamo il peso di questa partita finanziaria. Vediamo in futuro come renderla più sostenibile. Non sono servizi coperti dal servizio sanitario nazionale".
Qual è stata l’area della maggiore richiesta? "Quella della riabilitazione fisica. Chi subisce gli effetti del cancro ha il desiderio immediato di riprendere l’attività motoria. Ma è consistente anche la richiesta di assistenza psicologica e quella nutrizionale per prevenire stati infiammatori, bulimie, sovrappeso indotto dai farmaci antitumorali. Quando entra nella quotidianità della malattia oncologica il paziente non sempre sa esattamente come comportarsi. La malattia provoca i più disparati effetti collaterali e noi cerchiamo sempre di personalizzare la cura".