"Protesto lavorando: non ho paura delle sanzioni"

Fabrizio Borghetti di ‘Alfazone Lab’ non intende adeguarsi alle disposizioni del Dpcm: "Rispetto la legge, l’impianto è sicuro"

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di Luca Ravaglia

"Protesto. Per me stesso e per gli ideali nei quali credo. Ma non penso che il posto giusto dove farlo sia una piazza, dove è troppo facile strumentalizzare un’idea e attirare frange che non mi appartengono. Io protesto lavorando nella mia palestra". Parte da qui Fabrizio Borghetti, che gestisce Alfazone Lab, una palestra cesenate che come tutte le altre d’Italia ora dovrebbe essere chiusa in ottemperanza al nuovo Dpcm in materia di contenimento dei rischi del coronavirus. E che invece è aperta. "Non voglio andare contro la legge – commenta – il mio senso del rispetto delle regole è alto, tanto che durante il precedente lockdown, ho tenuto chiuso anche più del dovuto, fino quando non ho avuto la possibilità di garantire il pieno accesso a tutti i servizi, docce comprese. Sarei potuto partire il 24 maggio, ho aspettato l’inizio di giugno".

Come affronta il rispetto delle disposizioni sanitarie?

"Ho chiamato un medico esperto della materia e lo ho invitato a visionare tutti gli spazi della palestra, chiedendo suggerimenti. Il risultato è che ci sono igienizzanti sparsi ovunque che si azionano coi piedi, percorsi di ingresso e uscita, negli spogliatoi niente viene lasciato al caso né tanto meno durante le attività: dove c’era una capienza di 50 persone sono sceso a 10, birilli e tappeti regolamentano gli spazi: ogni utente ha 9 metri quadrati solo per sé. Che mi vengano a dire perché devo chiudere". Lo dice il decreto, le dovrebbe bastare. "Capisco che ci sono palestre che non rispettano le norme ed è giusto intervenire, ma su di loro, non su tutti. In questi locali professo la cura del corpo, dello spirito e del carattere. L’attività fisica fa bene alla salute, ciò di cui c’è più bisogno adesso…".

L’obbligo di chiusura dura per un mese. A fare di testa sua rischia tanto.

"Sanzioni di tremila euro".

Come reagirebbe?

"Tornando a riaprire il giorno successivo".

Sarebbe uno stillicidio di multe.

"Ho bisogno dell’aiuto e dell’attenzione di chiunque abbia la capacità di intervenire e bloccare questo provvedimento".

Lo ha annunciato via social network, che riscontri ha avuto?

"Apprezzamenti e solidarietà. Le palestre ben organizzate, non sono fonte di problemi. Lo dice uno che frequenta questo mondo fin da quando aveva 14 anni".

Non è una forma di pubblicità verso gli altri utenti?

"Non accetto nuove iscrizioni, offro solo il servizio migliore possibile per i miei clienti storici. E’ abbastanza chiaro?".

Promozioni?

"I nostri prezzi sono più alti rispetto a quelli di tanta concorrenza. Tutelo la professionista di uno staff che segue passo a passo tutti gli atleti, senza lasciare nulla al caso. Non voglio visibilità, mi batto per quello in cui credo. Col primo lockdown abbiamo perso il 60% degli iscritti, che stavano iniziando a tornare ora, perché in estate le palestre hanno lo stesso appeal degli skilift. Il Comune ci doveva incontrare per offrire degli aiuti promozionali. E invece è arrivato questo. Così non si sopravvive".