"Qualità e manodopera, serve una svolta"

Le richieste di aziende e associazioni al neoministro Lollobrigida: "La difesa del Made in Italy non sia solo uno slogan"

Migration

di Maddalena De Franchis

Con il suo insediamento, il dicastero da lui presieduto ha cambiato denominazione, trasformandosi in Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare. Francesco Lollobrigida, nuovo ministro dell’esecutivo Meloni, ha chiarito subito che il primo dei suoi obiettivi sarà difendere l’agroalimentare italiano. Ma quali strategie potrebbero dare ossigeno ai produttori, in un momento così delicato per il settore agricolo e zootecnico?

E cosa si può fare, in particolare, per Cesena e le altre province romagnole, da sempre vocate all’ortofrutta? Lo abbiamo chiesto alle associazioni di categoria e ad alcuni tra i maggiori player del settore ortofrutticolo ‘made in Romagna’.

"Se vogliamo davvero parlare di sovranità alimentare", esordisce Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo (cooperativa cui aderiscono 6mila produttori, in gran parte romagnoli) e coordinatore del settore ortofrutta di Alleanza cooperative italiane, "ritengo che il mondo ortofrutticolo debba essere messo nelle condizioni di produrre, sia in termini di qualità che di quantità. Affinché ciò accada, ci vogliono mezzi adeguati: penso, in particolare, al tema degli agrofarmaci, in cui è urgente un intervento sulle norme europee che rischiano di lasciare gli agricoltori disarmati di fronte alle sfide poste dal cambiamento climatico. Ma altrettanto essenziale è un intervento sul fronte della manodopera: la sua carenza, lungo tutta la filiera, quest’anno ha rappresentato un problema enorme per il comparto".

Secondo Massimiliano Bernabini e Alessandro Corsini, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Forlì-Cesena, "la pandemia, prima, e la crisi energetica, poi, hanno dimostrato la centralità del cibo e l’importanza di perseguire l’autonomia alimentare del Paese, in un mercato globale segnato da distorsioni commerciali e speculazioni in grado di mettere a rischio gli approvvigionamenti. Ottimizzare l’impiego dei fondi del Pnrr e ammodernare la rete logistica, difendere i 35 miliardi di fondi europei per l’agricoltura, fermare l’invasione di cinghiali - che stanno flagellando le campagne forlivesi e cesenati in particolare - e realizzare un piano invasi per assicurare acqua in tempi di siccità": queste, in sintesi, le proposte di Coldiretti, cui si aggiungono quelle di Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini: "liberare il settore primario dalla morsa degli aumenti, soprattutto energetici. Con l’introduzione della sovranità alimentare ci aspettiamo politiche di reale sostegno alle filiere italiane e quell’attenzione alla sicurezza e alla valorizzazione dei prodotti agricoli nazionali che rivendichiamo da sempre".

Sui costi che stanno piegando il settore si concentra, infine, Aristide Castellari, presidente della cooperativa Agrintesa, che associa oltre 4mila produttori di ortofrutta e vino. "Per chi produce frutta e verdura, affrontando ogni giorno l’impennata dell’inflazione e l’esplosione dei costi di energia, materie prime, fertilizzanti, imballi e logistica, lo scenario si fa sempre più fosco. Occorre che il governo metta subito in campo strumenti per incentivare i consumi nazionali e promuova davvero il ‘made in Italy’ nel mondo".