Quel falò al Monte l’anno dell’austerity

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Andrea

Alessandrini

Non sono mai stato uno sfegatato delle focarine:: ero tra i bambini più scarsi come attizzatore di fuoco, e pur provando goffamente a farmi valere, le fiamme sembrava avessero qualcosa di personale a non farsi animare. Ugualmente, però, le focarine in parrocchia restano uno dei più bei ricordi di infanzia. Per l’incanto che produssero. La legna che arde, il fuoco che si alza, l’odore acre, il volto delle persone disposte a cerchio tremolanti dietro i bagliori; gli sguardi e i sorrisi che si incrociano, le grida eccitate, i canti con la chitarra, la cooperazione per far durare la magia. Poi le fiamme che si sopiscono con ciò che resta, da ripulire. E le fotografie scattate con gli occhi, le più eterne.

Una delle prime focarine fu quella del ’73, l’anno dell’austerity, in cui i bambini pattinavano la domenica sulla via Emilia senza traffico per le disposizioni sul contenimento del consumo energetico a causa della crisi petrolifera.

Si andava in un piazzale nei pressi del Monte, dopo alcuni pomeriggi a raccogliere legna insieme. Il prete ricordava che era un momento comunitario, che la focarina aveva anche un altro senso nascosto oltre il divertimento, e ci invitava a riflettere sulla cenere che rimane, dopo l’euforia del fuoco che divampa. Forse era presto per capire, forse no.

Credo che sia prima di tutto per questo vissuto che il sopraggiunto divieto di fare i falò mi sia parso, come dire, innaturale, altro da noi, pur così nobile e giusta la ragione addotta: contenere l’inquinamento. Tanto innaturale da prendermela con quell’acronimaccio del Pair che denomina il Piano Aria Integrata della Regione Emilia Romagna, il quale si prefigge dovutamente di ridurre le emissioni degli inquinanti più critici. Sì, ci sono sforamenti e la situazione è critica; ma le focarine sono la pagliuzza, ben altre le travi. Una pagliuzza che pesa. La pagliuzza delle nostre infanzie, delle nostre vite.

C’è dalle nostre parti chi non si rassegna a questo ennesimo lockdown di San Giuseppe e pare abbia organizzato le focarine senza fuoco: ma che depressione, ragazzi.