"Quel gigante (disegnato) di Pertini"

Andrea Santonastaso stasera a Sogliano con lo spettacolo ispirato alle strisce di Pazienza sul presidente

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di Filippo Aletti

La vita e l’esempio della figura di Sandro Pertini rivivono all’interno di ‘Sandro’, lo spettacolo che l’attore Andrea Santonastaso porterà in scena stasera alle 21 al teatro Elisabetta Turri di Sogliano. Lo spettacolo, scritto dall’artista insieme a Christian Poli e al regista Nicola Bonazzi, segue il fortunato ‘Mi chiamo Andrea’, dedicato alla memoria dell’iconico fumettista Andrea Pazienza. I biglietti sono disponibili sul sito di Liveticket.

Santonastaso, perché portare proprio Pertini sul palco?

"Il tutto nasce dal precedente spettacolo dedicato al grande Andrea Pazienza. Uno dei suoi personaggi era appunto il ‘vecchio Pert’, che ci sembrava perfetto per continuare la nostra narrazione dedicata agli anni ’70 e ’80. La figura di Pertini, nella sua atipicità, ci sembrava perfetta per raccontare quel periodo storico ai ragazzi".

Avete molta ricerca?

"Assolutamente. E durante quelle nottate sono nati i disegni della particolare scenografia".

Cosa vedremo sul palco?

"Mi esibisco all’interno di una sorta di squarcio che richiama alle immagini della stazione di Bologna. In più ci saranno alcuni miei disegni, come quello in cui idealmente Pertini racconta qualcosa a mio figlio di 12 anni. La trama: tre personaggi, interpretati da me, rappresentano il modo in cui ci siamo evoluti".

Siamo molto peggiorati?

"Sul palco il contrasto è netto tra Pertini e tre odiatori del nostro tempo. Lui era un uomo coerente, tutto d’un pezzo, che per i suoi ideali rinnegò la madre che aveva chiesto ai fascisti di liberarlo. In scena leggerò la lettera scritta alla madre, un documento emozionante".

Tornando ai disegni, secondo lei sono efficaci all’interno di uno spettacolo teatrale?

"Inizialmente ero titubante, temevo fosse noioso per il pubblico seguire una scenografia di questo tipo. I miei collaboratori mi hanno convinto del contrario. Ora li considero parte integrante della nostra narrazione".

Nei vostri spettacoli gli anni ’70 e ’80 sono protagonisti tanto quanto i personaggi. Cosa si può trarre del periodo?

"Sono stati anni duri, che nel bene e nel male ci hanno formato. Ma non pretendo di insegnare qualcosa. Mostro solo ciò che hanno rappresentato per me".

Dopo Pazienza e Pertini?

"Ci piacerebbe raccontare un musicista vissuto negli anni ’70. Speriamo vada in porto".