"Questioni tecniche delicate, la revisione è ancora in corso"

"E’ un problema di metodo, le norme sulla giustizia e la libertà personale sono una responsabilità politica"

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Sebastiano Castellucci, giovane avvocato, un passato in consiglio comunale tra le fila del Pd, oggi dottorando di ricerca in diritto del Lavoro all’università di Bologna, accetta di parlare delle ragioni per cui vanno sostenute le tesi di contrasto al referendum del 12 giugno, soprattutto in merito ad alcuni dei suoi quesiti.

Castellucci, perché il referendum del 12 giugno non la trova del tutto d’accordo?

"Intanto perché sarebbe opportuno attendere l’esito della discussione sulla proposta, che contiene alcuni dei temi sottoposti come quesito ai cittadini, per la quale il dibattito in parlamento è ancora in corso".

Quindi si dovrebbe evitare di andare a votare?

"Io ho sempre votato…, può darsi che mi pronunci a solo a favore di alcuni quesiti. In generale, comunque, è una questione di metodo. Visto che in Italia, secondo la costituzione, il referendum è un istituto abrogativo, chiamare i cittadini ad abrogare norme sulla giustizia e sulla libertà personale è sbagliato, è un compito che attiene alla responsabilità politica".

E nel merito?

"Credo che ci siano anche elementi condivisibili, soprattutto laddove il messaggio di base è che il sistema della giustizia italiana ha bisogno di una profonda revisione. Ma non è con interventi ortopedici o chirurgici che se ne risolvono i problemi. E’ sintomatico di questo atteggiamento il fatto che anche i partiti proponenti non abbiano fatto una campagna elettorale particolarmente incisiva, se non in questi ultimi giorni".

La campagna attuale saprà coinvolgere i cittadini?

"Penso che il tema della giustizia lo sentano soprattutto gli addetti ai lavori benché sarebbe opportuno che ognuno si rendesse conto che avere pochi giudici e pochi avvocati è come sopprimere un treno regionale, che farebbe gridare allo scandalo. Nei concorsi per i magistrati, ad esempio, sono sempre meno quelli che superano l’esame, ed è un dato antico. Se si vuole cambiare la giustizia occorre scommettere anche sulle persone".

La componente tecnica dei quesiti può essere un elemento di distacco da parte dei cittadini?

"Forse, anche se alcuni come quello sulla limitazione della custodia cautelare tocca da vicino tante persone, pensiamo solo ai casi di stalking, la cui struttura si regge proprio sulla reiterazione. E’ un elemento che prova come lo strumento referendario, necessariamente tranchant, non possa cogliere sfumature importanti".

C’è qualcosa di condivisibile tra i quesiti?

"Se affrontata in maniera serena, la necessità della separazione delle carriere per i magistrati."