"Racconto l’inferno nelle cucine del principe"

Stasera al teatro comunale di Cesenatico va in scena la pièce in costume ottocentesco con Tosca D’Aquino e Giampiero Ingrassia

"Racconto l’inferno nelle cucine del principe"

"Racconto l’inferno nelle cucine del principe"

di Raffaella Candoli

Un cast di attori noti e di comprovata bravura che ha mandato in tilt il botteghino del teatro comunale di Cesenatico, ne calcherà le tavole stasera alle 21, portando in scena "Amori e sapori nelle cucine del Principe". La pièce in costume ottocentesco, testo inedito di Roberto Cavosi da un’idea di Simona Celi, per la regia di Nadia Baldi, è prodotta da La Contrada Teatro Stabile di Trieste ed Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina. I ruoli principali sono ricoperti da Tosca D’Aquino (Teresa), Giampiero Ingrassia (Monsù Gaston), e Giancarlo Ratti (il maggiordomo Culicchia).

Palermo 1862: a palazzo Ponteleone l’aristocrazia siciliana festeggia il fidanzamento del nipote del principe Fabrizio Salina il "Gattopardo" (quello narrato da Tomasi di Lampedusa e immortalato dal film di Luchino Visconti), incurante delle vicende storiche e politiche che porteranno all’Unità d’Italia e al progressivo declino dei privilegi dei nobili. E, mentre al piano superiore si balla e banchetta, nelle cucine sottostanti si consuma lo scontro invidioso tra la cuoca di sempre, Teresa e Monsù Gaston inviato, ma non gradito, a suo supporto. I due ingaggeranno senza esclusione di colpi, una gara nel preparare i piatti di maggiore gradimento al principe, contendendosene i favori, tra pentoloni fumanti, vassoi e padelle usati come armi improprie, e camerieri che vanno e vengono. Ironia, sarcasmo e umorismo condiscono il ’duello’.

Tosca D’Aquino, la sua Teresa è una personalità complessa, celata dietro la facciata di donna forte e austera.

"Un personaggio stimolante e dalle varie sfaccettature. Appare bigotta, monacale nel vestiario nero, dedita alla recita del rosario anche in cucina, suo luogo abituale. Ricopre con quell’atteggiamento, un ruolo, funzionale al comando che esercita sul personale, ma ha qualche scheletro nell’armadio che nel corso della narrazione verrà scoperto".

Personaggio di fantasia?

"Personaggio letterario, tuttavia identificativo di quelle capocuoche, che oggi chiameremmo chef, che avevano la responsabilità di organizzare banchetti anche di 40 portate, coordinando un gran numero di sottoposti. Quelle cucine erano una sorta di girone infernale di fatica e sudore, dove potevano consumarsi anche vendette personali".

Dunque, tutta la pièce è ambientata nelle cucine.

"Sì, ma con una capacità inventiva e originale dal punto di vista scenico da renderla moderna e accattivante, come quando i pentoloni si trasformano nelle voluminose crinoline che reggevano le gonne femminili. Dal punto di vista filologico vengono evocati piatti siciliani ormai dimenticati, frutto di una accurata ricerca".

Monsù Gaston scopre il segreto di Teresa.

"A Gaston non sfugge il rapporto che la cuoca ha con quel giovane. La donna, vent’anni prima era stata la favorita del Gattopardo, e da quell’amore impossibile è nato un figlio. Il principe non ne è al corrente e i due non si sono più incontrati, ma Teresa vive nell’aspettativa di rivederlo".

Il suo ‘avversario’ è Giampiero Ingrassia. Come sono i vostri rapporti lavorativi?

"La complicità è tale che già abbiamo deciso di fare altri spettacoli insieme. E alla sintonia concorrono anche Giancarlo Ratti e un gruppo di giovani attori".

Il testo ha intento didascalico?

"Sì, e lo si scoprirà alla fine della vicenda, che porta Teresa a considerare di essere una donna realizzata, di avere l’amore del figlio e di bastare a sé stessa".