"Raccordare scuola, formazione e imprese"

Carenza di manodopera nelle aziende: la ricetta di Paolo Lucchi, amministratore delegato di Federcoop Romagna

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di Emanuele Chesi

Le aziende romagnole hanno ‘fame’ di manodopera. Federcoop Romagna, la società di consulenza e servizi di Legacoop Romagna che tiene la sua assemblea questa mattina a Forlimpopoli, ha quantificato il fabbisogno in 2.600 assunzioni nell’area, 540 nella sola provincia di Forlì-Cesena, entro la fine dell’anno. Ma tante aziende, dall’agricoltura al turismo, ai servizi, lamentano di non trovare personale.

Paolo Lucchi, amministratore delegato di Federcoop, il motivo della carenza di manodopera non sarà, molto banalmente, da ricercare nei bassi compensi e nelle difficili condizioni di lavoro?

"Il problema è complesso e non può essere ridotto a considerazioni semplicistiche Incidono vari elementi. Da un lato c’è il fenomeno delle dimissioni dal lavoro, aumentato enormemente in epoca Covid (+84% a livello nazionale). Dall’altro tante aziende, in particolare nel nostro sistema cooperativo, sono in espansione e hanno bisogno di più personale e non trovano i profili professionali richiesti. C’è un problema di raccordo tra scuola e mondo del lavoro".

Però tra corsi, stage e tirocini ci sono molti strumento di formazione per raccordare scuola e lavoro.

"Evidentemente non funzionano. Le aziende sopperiscono, ad esempio nel nostro sistema il 58% delle coop sono pronte a pagare per la formazione, ma questo non basta. Spesso il personale reperito non ha competenze necessarie, a partire dalle nuove tecnologie, fondamentali in settori come la logistica, ad esempio".

Come intervenire allora per creare le condizioni favorevoli a far incontrare le esigenze di aziende e lavoratori?

"E’ un’analisi complessa. Ma prima di tutto è il momento di sedersi attorno a un tavolo – politica, scuole e imprese – e struttura bene le risorse. I temi cruciali sono ovviamente la formazione, la selezione, l’inserimento e il rispetto delle garanzie per i lavoratori".

Molti puntano il dito contro il reddito di cittadinanza...

"Anche questa è una risposta semplicistica. Però, anche se il reddito di cittadinanza ha un senso dal punto di vista sociale, va armonizzato con i meccanismi del mercato del lavoro".

Che consiglio si sente di dare a un ragazzo che frequenta le scuole superiori e cerca uno sbocco sul mercato del lavoro?

"Se penso al nostro ambiente imprenditoriale, posso consigliare di fidarsi del mondo del lavoro. Molto più del passato, oggi le aziende hanno interesse a far crescere i loro dipendenti. Per un altro verso i giovani devono essere orientati al cambiamento, per mettersi in sintonia con le rapide trasformazioni del nostro tempo. Un recente documento del Forum di Davos ha indicato una decina di professioni per le quali cresceranno le opportunità nel prossimo decennio. Tanto nuove (tipo ‘consulente della realtà estesa’) che credo ben pochi sappiano di che si tratta".