Renata Bianchi morta, Cesena piange la più longeva. Aveva 112 anni

Era tra i più anziani in assoluto in Italia

Renata Bianchi

Renata Bianchi

Cesena, 6 ottobre 2019 - Mercoledì 16 ottobre avrebbe compiuto 113 anni, sarebbe stata così la seconda più longeva d’Italia, ma invece la sua vita nella notte fra venerdì e sabato si è fermata all’hospice del Santa Colomba di Savignano dove era ricoverata da lunedì scorso. Renata Bianchi, 112 anni, residente in centro a Cesena, era nata il 16 ottobre 1906 a casa sua a Cesena, ma in un’altra abitazione in via Stradone per andare a Cesenatico, dove rimase fino al 1930, anno in cui si sposò con Umberto Pirini nel mese di novembre. Dal loro matrimonio nacquero Ezio scomparso nel 1994 e altri due figli morti in tenerissima età: Giampiero a 18 mesi nel 1936 e Ivo di 15 giorni nel 1938. Vedova dalla metà degli anni ’60, Renata Bianchi ha un nipote, Lucio, rappresentante, residente a Milano e ogni tanto il venerdì tornava a Cesena dalla nonna. E’ l’unico nipote diretto. Ci sono però tanti altri parenti, fra i quali 18 nipoti che la andavano a trovare, figli dei dieci fratelli.

«Nella vita – raccontava Renata Bianchi – ho sempre fatto la donna di servizio presso famiglie benestanti di Cesena, anche nel castello di Sorrivoli e non mi è mai mancato niente. Ho fatto studiare mio figlio che poi è diventato dirigente di una grande azienda petrolifera di Milano». Da questo momento inizia il pellegrinaggio di Renata. Sempre a piedi per raggiungere la stazione ferroviaria di Cesena e partenza per Milano. Viaggia quasi sempre gratis; non fa il biglietto. Questa donnina così gracile commuove i controllori e la tollerano. Sapeva recitare bene.

Non le mancava l’umorismo. Fino a qualche anno, quando era ancora relativamente autonoma, fa raccontava: «A sera vado a letto alle 10 e alle sei mi alzo, faccio colazione e poi faccio i lavori di casa. Non ho la badante perchè non mi serve. Alla mattina viene una signora, grazie al comune di Cesena, che mi va fare a la spesa. L’unico problema è che la pensione non mi basta più per arrivare alla fine del mese. Mangio di tutto, ma sempre cibi come una volta, come mi ha insegnato mia mamma Virginia, molta verdura e la domenica sempre il brodo di gallina». Poi Renata citava due episodi curiosi.

«Nel 1929, l’anno del nevone, andai persa nella neve perchè sono alta 1 metro e 50 centimetri. Fece tre metri di neve e io persi l’orientamento nelle varie rotte che avevano fatto nelle strade. Mi cercarono tutto il giorno e mi trovarono alla sera. Ero rannicchiata vicino a un albero». Un altro accadde dieci anni fa al compimento dei cento anni: «Venne a casa una donna del Comune per consegnarmi il diploma del sindaco. Quando mi vide mi chiese dove fosse la mia mamma perchè credeva che quel pezzo di carta fosse destinato a lei. Io risposi: ‘La mia mamma è morta 40 anni fa a 95 anni. La trova al cimitero’. La donna si fece una bella risata, scoprì che quella dei cento anni ero io e mi abbracciò». Altro compleanno stupendo fu quello dei 107 anni. Parteciparono il sindaco Paolo Lucchi e il vescovo monsignor Douglas Regattieri. Il Vescovo le chiese: «Quando sarà chiamata dal Padre Eterno cosa le dirà?» E lei: «Lo sgriderò perché si è dimenticato di me; mi doveva chiamare prima».

Renata ha visto due guerre mondiali, due nevoni, 1929 e 2012; ha vissuto in mezzo a sofferenze e miserie, ma con forza e dignità. Quella dignità e orgoglio che distinguono le donne romagnole.