Renato Serra, l’omaggio al figlio perduto

La salma del letterato, ucciso durante la Prima Guerra Mondiale, tornò a Cesena il 24 luglio del 1921 per i funerali solenni

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[Segue dalla Prima]

Primo appuntamento alla Biblioteca Malatestiana, la vera casa di Renato Serra: nella sala lignea era già stata allestita la camera ardente, su un tumulo di terra e sassi delle aspre doline del Carso. In prima fila, ad attendere, la made di Serra: Rachele. Avere una tomba reale, non virtuale, su cui portare un fiore e un ricordo è decisivo per l’elaborazione del lutto. L’arrivo della salma, su un furgone funebre dal lontano cimitero di guerra di Mossa, era previsto per le prime ore di quel mattino. Si erano recati a prenderla il fratello di Renato Serra, dottor Nino, il nipote Mino Valducci, gli amici fraterni Ferruccio Mazzocchi e Ottavio Guidazzi. Ma le strade, allora, erano quello che erano. L’arrivo previsto per le ore 10,45 tardava. Autorità e cittadini si trasferirono dunque al Teatro Comunale, per una prima commemorazione pubblica. Spilucchiamo queste notizie dal numero del Giornale del Comune di Cesena del 1921, di cui riproduciamo la pregevole tesata (che, anche se di un secolo fa, ci appare cifra grafica identitaria della città diversamente, per fare un esempio tra parentesi, del “non logo” post moderno recentemente scelto dal Comune per l’inaugurazione del terzo lotto della nostra Malatestiana). Ma torniamo alle esequie solenne di un secolo fa. Dopo l’arrivo della salma e il suo doveroso passaggio nella camera ardente in Biblioteca, l’ultimo saluto fu al cimitero: con una vibrante, commossa orazione funebre dell’onorevole Ubaldo Comandini. Non fu un discorso imbalsamatorio. "Dopo sei anni dalla sua morte la cara Salma ritorna al paese - disse Comandini - ma non trova la città in un fervore di pacifiche opere di riassestamento e di civiltà, bensì tumultuante in vergognose lotte fratricide… l’ora è più triste che mai". Il fascismo era alle porte. In seguito, al nome di Renato Serra - che oltre ai libri amava lo sport (e le donne) - fu dedicata l’Unione Sportiva di tutte le discipline sportive cittadine e il primo campo sportivo, realizzato dove oggi c’è l’istituto di Ragioneria, dietro il vecchio ospedale. Fu la madre di Serra a cucire con le sue mani il primo gagliardetto bianconero del Cesena calcio, ripescato dall’oblio grazie alle ricerche di Daniele Vaienti. presidente dell’Università della Terza Età. Su altri versanti, ad esempio politici, Serra non fu né poteva essere strumentalizzato: il suo ’Esame d coscienza’ non era politicizzabile. Era il pensiero di una mente fuori dal coro, la voce di un ’solitario’ di cui la cultura non può fare a meno.

Gabriele Papi