"Ricerche in Antartide? Un affare da donne"

La scienziata cesenate Elena Joli ha partecipato a una missione internazionale con 76 donne: "Un’esperienza in un luogo eccezionale"

La scienziata cesenate Elena Joli ha partecipato alla missione internazionale con 76 donne

La scienziata cesenate Elena Joli ha partecipato alla missione internazionale con 76 donne

Non cercatela sui social. E’ più facile che sia in Antartide. Quanto meno con il pensiero. Di certo la si può trovare sulle pagine delle riviste scientifiche più accreditate ma anche in qualche trasmissione televisiva nazionale. O in libreria tra gli autori di saggi scientifici. Oppure all’istituto Da Vinci. Elena Joli infatti non ha mai smesso di tessere un filo con la scuola. Fisica teorica, ha studiato i buchi neri all’Università di Bologna e all’École Normale Supérieure di Parigi. Ha conseguito un Master in Comunicazione della scienza alla Scuola Internazionale di Trieste, è autrice di numerosi manuali per le scuole, del saggio scientifico "Le parole di Einstein" sul ruolo della metafora nella comunicazione della scienza, e di un libro per ragazzi sui buchi neri, "Nero come un buco nero". Fa parte dell’editorial board di "Sapere" la più antica e prestigiosa rivista di divulgazione scientifica italiana.

Come mai il suo prestigioso lavoro non è così noto a Cesena?

"Eppure ho frequentato il liceo Righi e mi sono laureata a Bologna. Ma poi ho studiato a Parigi, e da lì hanno preso avvio i miei contatti con il mondo scientifico più ampio. Ma a Cesena continuo ad abitare, e sono a disposizione, anche se sono spesso in viaggio per i luoghi dove mi chiamano le mie collaborazioni".

Ha suscitato molto interesse la sua partecipazione al progetto australiano Homeward Bound. Di cosa si è trattato?

"Una missione in Antartide di scienza, leadership al femminile, comunicazione e tutela dell’ambiente a cui hanno preso parte 76 donne da diversi paesi nel mondo con lo scopo di promuovere le donne nella scienza e puntare i riflettori sull’impatto che il cambiamento climatico ha sul globo. Una partecipazione inizialmente ai margini dei miei interessi ma anche lo studio dei modelli climatici richiede competenze di fisica teorica".

Da quella sua esperienza è nato un libro "Antartide, come cambia il clima". Cosa ha colto da questa spedizione?

"L’Antartide è un luogo eccezionale in senso ampio ma soprattutto da un punto di vista scientifico e per lo studio delle ricadute sul clima. E’ un indicatore ecologico, una cartina di tornasole sensibile alle minime variazioni. Ciò che accade in Antartide è significativo per poter prevedere i modelli climatici su larga scala".

Quali gli elementi più facilmente comunicabili?

"Diversi, su cui ho fatto conferenze in scuole, università, istituti di ricerca, attraverso radio, podcast e trasmissioni televisive. Ho organizzato un repertorio scientifico e fotografico con immagini di ghiaccio venati di rosso e rosa, alghe dei ghiacci che fioriscono laddove si verificano aumenti di temperatura".

E da un punto di vista umano che sensazioni le ha lasciato?

"Beh, la ripeterei, e non è escluso che non succeda. Mi è piaciuto moltissimo respirare la quiete di quella natura maestosa coniugata con la collaborazione con donne da tutto il mondo pur in un ambiente ostile e confinato. E’ richiesta una propensione psicologica. Ma esiste un mal d’Antartide di cui non sono l’unica a soffrirne".

Quanto è difficile comunicare la scienza?

"Vediamo oggi, tra gli altri effetti, ciò che ha prodotto il negazionismo climatico. I climatologi sono concordi nel riconoscere che il cambiamento climatico è un’emergenza reale. Il problema è portarne i dati alla conoscenza più ampia possibile. Forse sono servite di più le ondate di calore, le inondazioni, la mortalità di piante e coralli che la voce della scienza. C’è moltissima strada da fare e il tempo manca".

Le donne scienziate hanno bisogno di progetti specifici per avere credito?

"In passato hanno avuto porte sbarrate, ora sono aperte ma restano degli stereotipi di genere che relegano le donne a discipline umanistiche. E’ ancora necessario ribadire che le facoltà scientifiche sono aperte a studenti e studentesse ma mancano dei modelli di riferimento declinati al femminile".

Cosa sta facendo attualmente?

"Sto curando la traduzione e la pubblicazione in italiano di un testo dell’ultimo premio Nobel per la Fisica, il francese Alain Aspect, sull’entanglement quantistico che uscirà nell’aprile del 2023".