
di Luca Ravaglia
Marisa Degli Angeli, mamma di Cristina Golinucci, è seduta sul basamento della statua di Guglielmo Gattiani, con gli occhi socchiusi verso il sole che illumina il convento dei frati Cappuccini. Dentro a quelle mura sono tornati a indagare polizia e carabinieri che, sotto l’egida della Procura di Forlì, cercano riscontri nell’ambito delle indagini riaperte a febbraio sulla scomparsa della ragazza cesenate di cui si persero le tracce il primo settembre del 1992, quando aveva 21 anni, dopo che la sua vettura era stata parcheggiata all’esterno del convento. "Io qui ho aspettato tanto – è il sospiro di mamma Marisa – e continuo a farlo. Aspetto da più di 30 anni e spero di avere la verità. La vera verità. Perché quello che penso è che il convento sia la tomba di mia figlia. Nel dirlo so che farò del male ai frati che sono qui oggi che non hanno nulla a che fare con la vicenda, ma questo è quello che penso".
Il riferimento è alla figura di Manuel Boke, che al tempo viveva nelle pertinenze del convento e che in base alla registrazione di una conversazione avvenuta in carcere proprio con padre Lino, il confessore di Cristina, avvenuta mentre Boke si trovava in carcere, secondo le ricostruzioni dell’avvocata Barbara Iannuccelli che segue il caso, avrebbe confessato di essere il responsabile della morte della ragazza. "Per fortuna – riprende mamma Marisa – ho questo filo diretto col Signore attraverso la preghiera. Certo, qualcuno mi delude anche quando vado in chiesa e vedo certe persone. Mi domando se sapevano, se non hanno detto la verità. I dubbi di 30 anni stanno diventando un tarlo, lo ammetto, però continuo ancora a sperare nella verità. Il Signore me la deve dare. Spero almeno di trovare le ossa". Intorno a lei gli inquirenti si adoperano con le unità cinofile e il georardar. Marisa incrocia lo sguardo di un poliziotto. E’ come se gli chiedesse aiuto. La risposta non è dettata dal riserbo delle indagini o da quello che impongono le circostanze. E’ la risposta più umana di chi parla col cuore a una mamma piegata dal dolore, ma mai doma: "Ce la mettiamo tutta". L’idea in effetti è che niente venga lasciato al caso. Nel corso della mattinata al convento sono arrivate anche altre persone, che verosimilmente avevano frequentato quel luogo, magari per lavoro, negli anni in cui si verificarono i fatti. Magari potrebbero fornire qualche ragguaglio in più, sollevare un aspetto rimasto sepolto dal tempo. C’era anche la dottoressa Donatella Fedeli, il medico legale. In passato, nel corso delle indagini svolte nel 2011, proprio all’interno del convento vennero ritrovate delle ossa: servì il parere di un anatomo patologo per fare chiarezza sul ritrovamento e accertare che non si trattava dei resti di Cristina, ma probabilmente di frati che in un più lontano passato erano stati sepolti in zona. Le ricognizioni, iniziate nella prima parte della mattina, si sono protratte fin quasi alle 17, dopo di che gli investigatori hanno lasciato il convento. E con loro mamma Marisa. "Ogni volta in cui ci saranno sopralluoghi qui, verrò anche io. Aspetterò fuori, seduta nella mia postazione. E’ stancante? Credete che a casa sia meglio? Credete che non passi le giornate a pensare a quello che è successo? Semplicemente, qui sono più vicina".