ANDREA SIROTTI GAUDENZI*
Cronaca

Riscoprire. Leonida Montanari e Angelo Targhini

Leonida Montanari e Angelo Targhini, due giovani liberali cesenati, furono giustiziati nel 1825 per aver portato valori incompatibili con il Governo della Chiesa. Il loro sacrificio fu un punto fermo nella costruzione del Risorgimento.

Cesena è una città ricca di storia. Purtroppo, però, una parte consistente della memoria del passato della città del Savio è stata progressivamente destinata all’oblio. Non tutti ricordano che il nome di Cesena è legato ad alcuni dei primi martiri del Risorgimento, tra cui Leonida Montanari e Angelo Targhini. I due giovani liberali furono giustiziati il 23 novembre 1825 a seguito di un processo condotto con metodi farseschi. Leonida era nato a Cesena il 26 aprile 1800 in una piccola casa nei pressi di Porta Santi. Edoardo Fabbri lo ricorda come un medico già affermato all’età di 24 anni: "aveva il cuore pieno di gentilezza, d’onore, d’amore della patria". Angelo Targhini era nato nel 1799 ed era figlio del cuoco del papa Chiaramonti. La madre era di origine cesenate. Pur avendo studiato presso il Collegio romano dei Gesuiti, si era formato sulle opere di Voltaire. Leonida Montanari, trasferitosi a Rocca di Papa per esercitare la professione medica, entrò in contatto a Roma con Angelo Targhini. I due giovani furono accusati di un attentato avvenuto il 4 giugno 1825 ai danni di Giuseppe Pontini, un carbonaro che sembrava aver tradito la propria “vendita”, trasformandosi in spia ai servizi delle autorità governative. Il processo fu condotto senza il rispetto del diritto di difesa, appositamente per giungere ad una sentenza che stabilisse la colpevolezza di Montanari e Targhini, contro i quali - in realtà - nessuna prova era stata raccolta. I due erano colpevoli solo di essere portatori di valori incompatibili con il Governo della Chiesa del tempo e di volere l’unità nazionale. Dagli atti del processo è possibile capire che le autorità non ricercarono affatto la "prova strettamente legale" della colpevolezza, essendo stato ritenuto sufficiente - per comminare la pena capitale - basarsi sull’appartenenza alle sette segrete dei due giovani. Eppure, il sacrificio dei due "cospiratori contro il governo di Sua Santità" non fu affatto vano e rappresentò un punto fermo nella costruzione del "risveglio nazionale". Come ebbe modo di scrivere Giuseppe Mazzini, "i fiori, seminati sulla terra che copre l’ossa di Leonida Montanari, non erano ancora appassiti, che sorgevano altri martiri a espiare col sangue quei tre secoli di servitù, ed altri fiori educati da mani fraterne sulla terra del loro sepolcro".

*avvocato e ricercatore storico