Rottura completa tra Francesca e l’azienda

Ieri si è aperta la causa per il licenziamento della nipote del fondatore: non si intravedono possibilità di conciliazione

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di Paolo Morelli

Nel ruolo delle udienze del giudice del lavoro Luca Mascini la causa che Francesca Amadori ha intentato all’azienda che porta il suo cognome avrebbe dovuto durare un quarto d’ora, come tutte le altre da trattare nella mattinata. Ma questa è una causa speciale non solo per la notorietà dei protagonisti, ma perché si discute del ruolo della donna in una delle aziende più importanti della Romagna, che dà lavoro a oltre 9.000 persone in tutta Italia e quest’anno dovrebbe produrre un fatturato di un miliardo e mezzo di euro. Lo ha spiegato l’avvocato Domenico Tambasco di Milano che insieme al collega Luca Laudato tutela gli interessi di Francesca Amadori: "Questa è una donna coraggiosa, che nonostante tutto continua a mantenere un profondo rispetto per l’azienda fondata dal nonno. Francesca ha avuto coraggio e si è assunta la responsabilità di sollevare temi spinosi nell’azienda di famiglia, per la quale ha lavorato con dedizione per 18 anni, questioni individuali e collettive; e proprio a fronte di questa denuncia, c’è stata la reazione disciplinare della società. Questo è il perimetro della causa, valutare la fondatezza delle questioni sollevate e la legittimità (o meno) della reazione disciplinare, chi parla di assenteismo mistifica la realtà dei fatti. Questa battaglia non ha un prezzo ma un valore, rappresentato dai temi profondamente etici che ha sollevato la mia assistita".

L’importanza di questa causa è testimoniata anche dall’intervento della Consigliera di parità regionale Sonia Alvisi, assistita dall’avvocato Sonia Passante, al fianco di Francesca Amadori per rimarcare la scarsa considerazione della donna all’interno del Gruppo Amadori (nessuna presenza femminile nei consigli d’amministrazione e pochissime nei ruoli apicali). .

L’udienza, che si è svolta a porte chiuse nello studio del giudice Luca Mascini, è quindi durata un’ora e mezza, causando un notevole affollamento di coloro che erano stati conviocati successivamente. Il giudice, che aveva già ricevuto corposo materiale dalle parti (la Gesco, società del Gruppo Amadori, era rappresentata dall’avvocato Marco Giandotti che non ha voluto rilasciare dichiarazioni) si è riservato di far sapere nei prossimi giorni se riterrà necessario approfondire l’istruttoria oppure stendere direttamente la sentenza.

Le diatribe interne all’Amadori, che un paio di mesi fa hanno portato anche all’uscita dell’amministratore delegato Francesco Berti, hanno generato tutta una serie di causa giudiziarie che nei prossimi mesi animeranno le cronache non solo cittadine, visto il ruolo nazionale dell’azienda.

Il Gruppo Amadori ha replicato alla causa di lavoro di Francesca Amadori (con richiesta di reintegro con la qualifica di dirigente e risarcimento per 2,3 milioni) con una citazione per danno d’immagine chiedendo un risarcimento di 1,5 milioni.

Un’altra causa di capitale importanza per il futuro del Gruppo Amadori (seconda azienda italiana di carni bianche alle spalle di Aia) è quella che vede le figlie di Francesco, Loretta e Patrizia, schierate contro i fratelli Flavio e Denis, presidente e vice del gruppo, che in pratica le avrebbero emarginate dal governo dell’azienda unendo le loro quote in una nuova società che ora ha il controllo assoluto di tutto il gruppo.

Si è invece risolta con un accordo stragiudiziale la causa che vedeva il commercialista Germano Lucchi, storico socio dell’azienda, reclamare una rivalutazione delle proprie spettanze dopo l’uscita di scena.