ELIDE GIORDANI
Cronaca

Salvato con l’acqua alla gola: "Lassù qualcuno ha voluto che vivessi"

Il racconto dell’avvocato Gentili: le immagini del suo salvataggio sono diventate uno dei simboli del disastro

Emanuele Gentili accompagnato dai suoi soccorritori. In primo piano la mazza con la quale è stata abbattuta l’inferriata delle finestra

Emanuele Gentili accompagnato dai suoi soccorritori. In primo piano la mazza con la quale è stata abbattuta l’inferriata delle finestra

Sedici maggio 2023. Non c’è bisogno di fare un salto indietro nel tempo. Le immagini sono rimaste in un presente infinito, indelebili e spaventose: il fiume che ingrossa, si espande oltre gli argini, ghermisce case, persone, cose. L’acqua fangosa inghiotte e appiattisce ogni profilo. L’avvocato Emanuele Gentili scende al piano terra del suo studio a 150 metri dal Savio per mettere al sicuro alcuni fascicoli. L’acqua potrebbe arrivare a 10, forse 20 centimetri? Ma in pochi minuti è già a 50 centimetri. Meglio uscire. A quel punto però le porte non si aprono più. Esplode una finestra e l’acqua irrompe con la forza di un torrente. L’avvocato si attacca al cellulare e chiama la moglie, che sta a Rimini, ma si accorge che il livello sale quasi fino a sommergerlo. Arriva a 170 centimetri e per fortuna è un omone di oltre un metro e 90. Non rimane che chiedere aiuto a gran voce a chi sta in strada. L’unica finestra da cui può uscire, alta fino al soffitto, è sbarrata da una grata. Scatta l’operazione salvataggio. Si cerca di svellere quella barriera grigliata. Prima con una fune attaccata ad un’auto, poi ad un camioncino. Finché a martellate l’inferriata viene divelta e l’avvocato viene tirato fuori di forza dalla stanza ormai quasi satura. Un miracolato. Avvocato Gentili cosa le ha lasciato quella terribile esperienza?

"Un sentimento di terrore, soprattutto davanti a piogge molto forti. Ho l’impressione che mi manchi l’aria, così com’è capitato mentre vedevo diminuire lo spazio tra il soffitto e l’acqua che saliva. E mentre racconto mi tornano i brividi".

Qual è stato il momento più drammatico?

"Quando sotto la pressione dell’acqua è esplosa la finestra che da sul giardino e la forza dell’irruzione mi ha sbalzato contro la parete opposta. E’ stato come essere investito da un torrente. Fino a quel momento avevo le gambe sommerse in 50 centimetri, ma non sembrava una situazione così minacciosa. Anche se si erano già bloccate le porte".

Non pensa di essere stato un po’ incauto a scendere sotto al livello della strada?

"No, e vorrei spiegare perché non ho avvertito il pericolo. Il nostro studio, situato nello stabile che anni fa ospitava il bar da Gisto, che era mio nonno, è collocato in salita e solo la bocca di lupo da cui sono uscito è a livello della strada, il resto è un piano terra. Peraltro prima di scendere, ed erano le 4 e un quarto, ero andato a dare un’occhiata al fiume per capire se c’era qualche immediata emergenza".

E cosa ha visto?

"L’acqua era molto alta, ma alla mia domanda se ci fosse un allarme mi hanno risposto che non c’era il rischio immediato di esondazione. Anzi mi hanno spiegato che il ponte era stato chiuso perché si attendevano i mezzi con i quali liberare le arcate dai tronchi che si erano ammassati. Da noi comunque acqua ancora non ce n’era".

Cosa avete perduto in quel disastro?

"Tutto l’archivio del lavoro mio e di mio padre, anche lui avvocato, una biblioteca di oltre 50 anni di raccolte, la nostra sala riunioni e tutto il mio guardaroba poiché abito a Rimini, con la mia famiglia, ma lavoro a Cesena ogni giorno. Ci hanno dato dei contributi per il restauro della struttura ma per le suppellettili e gli effetti personali nulla". Chi deve ringraziare per essere qui a raccontare?

"I miei due salvatori, Alessandro Muratori e Luca Poggi, che nella fretta di rompere il vetro si è anche ferito ad una mano. Ogni tanto ci sentiamo. Non smetterò mai di averli nei miei pensieri".

Chi può aver avuto responsabilità?

"Quando passa il Giro d’Italia ogni 10 minuti un’auto corre per le strade ad annunciare la carovana, in quell’occasione nessuno ha dato l’allarme. Bastava un’auto con un altoparlante".

Come commemora questa data?

"Certo non festeggio, cerco di rimuovere. Ma rivolgo un ringraziamento poiché dall’alto Qualcuno non ha voluto che morissi".