FORLÌ
Una lezione sul bullismo, soprattutto online, dedicata all’associazione Genitori e Ragazzi Down di Cesena. Erano una decina, fra i 14 e i 40 anni, ospiti ieri della Questura di Forlì, dove hanno incontrato alcuni docenti speciali, cinque poliziotti guidati dall’ispettore Ulrico Bardari (che è anche docente universitario di informatica forense). L’idea è partita dall’associazione: "I nostri ragazzi sono molto affascinati dai social network. Sono però anche più esposti ai rischi", spiega Valeria, la coordinatrice. La loro passione è evidente: quando sullo schermo appaiono le icone delle app allineate, dimostrano di conoscerle tutte. "Chi di voi fa video su TikTok?", chiede il sostituto commissario Anna Chiara Turchi. "Io, e anche su Facebook. Ho 7.000 amici", risponde orgoglioso uno dei presenti. Internet è per loro una grande scoperta: "Puoi cercare le canzoni su YouTube...". L’ispettore Bardari però li mette in guardia: "A volte col telefonino si fanno cose che non tengono conto delle emozioni degli altri. Se qualcuno vi dice una brutta parola, vi filma e tutti ridono, vi provoca tristezza. Non è giusto. Se vi succede, ditelo. Non abbiate timore: non state facendo la spia, anzi". Per questo, la Questura di Forlì aderisce al progetto YouPol: una app pensata perché anche i giovanissimi abbiano un filo diretto con le forze dell’ordine (si possono condividere anche file multimediali). Il pomeriggio scorre con esempi pratici, a volte raccontati da cartoni animati. "Mai mettere online la foto di un documento" (viene esposto il caso in cui questo è servito ad altri per organizzare una truffa online). "Mai rivelare la vostra password. Quando mando una foto su Whatsapp, poi non posso più fermarla". Attenzione a chattare con chi non si conosce. Occhio agli sms di phishing, possono rubarci soldi. Il pericolo, insomma, è esporre la propria vita al web: "Se dobbiamo dire una parolina d’amore a chi ci piace, meglio dirla all’orecchio", conclude l’ispettore abbassando la voce.
Alla fine, prima di passare a momenti più divertenti – come vedere le volanti o farsi prendere le impronte digitali –, alcuni ragazzi Down decidono di aprirsi. Una racconta "un brutto incontro sul treno". Un altro giovane riferisce atti di bullismo a scuola. "Grazie – dice l’agente Anna Chiara –, siete stati molto coraggiosi".
Marco Bilancioni