Scuola media ‘Giulio Cesare’ di Savignano sul Rubicone

L’esempio della giovane pakistana che si batte contro il maschilismo e per la libertà delle donne

E’ notizia di pochi giorni fa che i Talebani abbiano minacciato nuovamente Malala a “non tornare a casa” in Pakistan. Malala Yousafzai è una ragazza pakistana di 23 anni, che a 17 anni ricevette il premio Nobel per la pace e che tuttora continua a combattere per i diritti dei bambini e delle donne e per questo l’appoggio completamente. Io sono fortunata a poter andare a scuola, ma molti bambini non lo sono: non hanno il diritto all’istruzione o devono lavorare in piantagioni, miniere o fabbriche. Per non parlare dei diritti delle donne: in alcuni Paesi non possono fare praticamente nulla, come in Afghanistan e in Pakistan, dove non possono lavorare fuori casa, uscire di casa senza un mahram (padre, fratello o marito), trattare con negozianti maschi, ricevere cure da medici maschi, andare a scuola, all’Università, usare trucchi e tacchi alti, ridere forte, praticare sport o entrare in una palestra o un centro sportivo, apparire al balcone, farsi fotografare o filmare, non possono inoltre farsi cucire abiti da sarti maschi, devono portare sempre il burqa, se hanno le caviglie scoperte spetta loro la fustigazione, mentre se tradiscono il marito rischiano la lapidazione e devono oscurare le finestre per non essere viste; ma anche in altri Paesi le donne subiscono discriminazioni.

Io come Malala sono contro il maschilismo (o, come dico io, coloro che hanno il punto di vista di un uomo primitivo), secondo il quale gli uomini sono superiori alle donne o che le donne non possano fare certe cose, perché non in grado eo perché certi ruoli o mansioni sono esclusivi degli uomini e altri delle donne. Sentire queste cose mi dà molto fastidio, perché non ci devono essere queste disuguaglianze e ogni donna ha gli stessi diritti degli uomini. Le disuguaglianze non ci sono solo tra i sessi, ma anche tra persone con colore diverso di pelle, con condizioni economiche differenti. Nei Paesi meno industrializzati le condizioni economiche portano al lavoro minorile, ovvero bambinie che lavorano per guadagnare pochissimo, mentre dovrebbero andare a scuola, giocare, svagarsi… ed è qui che entra in azione la Convenzione sui diritti dell’infanzia, che protegge i diritti dei bambini, affermando il diritto all’istruzione, al gioco, alla vita, la protezione da abusi, schiavitù, violenza e lavoro minorile. Approvo pienamente le opinioni di Malala e prenderò esempio da lei per proteggere non solo i miei diritti, ma quelli di tutte le donne e dei bambini: in generale combatterò contro tutte le disuguaglianze.

Emma Bisaccioni 3^D