Si andrà in appello per cancellare le multe

‘Da Vinci’: con la prescrizione decadrà anche la condanna della Perugini e di Franchi a pagare le spese processuali

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di Paolo Morelli

Il processo per i presunti abusi edilizi al Grand Hotel Da Vinci avrà sicuramente una coda in appello. Il pubblico ministero Filippo Santangelo aspetterà di leggere le motivazioni (il tribunale si è preso 90 giorni di tempo per depositarle) prima di decidere se fare ricorso contro la sentenza che sconfessa su tutta la linea la sua impostazione dell’inchiesta giudiziaria e del processo (nel 2017 chiese persino il sequestro dell’albergo ai fini della confisca), mentre l’avvocato Massimiliano Nicolai ha già maturato l’intenzione di fare ricorso contro le pene pecuniarie inflitte agli imputati che difende: 500 euro di multa a Luciana Perugini, vedova di Antonio Batani, fondatore del gruppo Select Hotels del quale fa parte il ‘Da Vinci’, e 400 euro ad Alessandro Franchi, direttore dei lavori, per l’irregolarità di alcuni documenti presentati per le pratiche edilizie. Si tratta di condanne relativamente miti, ma che sono corredate anche della condanna al pagamento delle spese processuali che, pur non essendo ancora state calcolate dalla cancelleria del tribunale, si annunciano ingenti in conseguenza della complessità del processo, iniziato nell’aprile di tre anni fa.

I reati contestati andranno in prescrizione fra poche settimane (l’inugurazione del Grand Hotel Da Vinci è del 27 luglio 2013, sette anni e mezzo fa) e quando il processo arriverà davanti alla Corte d’appello sarà automaticamente dichiarata la prescrizione e quindi decadrà automaticamente anche la condanna al pagamento delle spese processuali.

La sentenza è stata accolta favorevolmente dalla famiglia Batani perché sgombra l’orizzonte dalle nubi che il processo rappresentava, e ancor di più dall’architetto Vittorio Foschi, attualmente in servizio al Comune di Riccione.