"Spolpati dagli aumenti di luce e gas"

L’allarme del presidente dei macellai di Confcommercio: "I nostri costi sono quadruplicati e i clienti riducono gli acquisti"

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di Luca Ravaglia

Fa freddo in macelleria. E non soltanto all’ingresso della grande cella frigorifera che tiene in temperatura le scorte di carne. Fa freddo perché le paure sono tante e le certezze sono poche, se non quelle scritte sui numeri delle bollette di luce e gas. Quattro volte più alte rispetto a quelle di pochi mesi fa. "Nel nostro settore – spiega Roberto Valzania, presidente cesenate della Federcarni Confcommercio – il margine di manovra è decisamente ridotto, perché di certo non si può smettere di alimentare un frigorifero e allo stesso tempo non possiamo rinunciare nemmeno alle fonti di calore, visto che la stragrande maggioranza delle nostre attività si occupa anche di gastronomia: sono reduce da tre ore col forno acceso per ‘preparare’ i polli: che impatto avrò per questo sulla prossima bolletta? Sono quasi certo di aver lavorato, almeno per questo settore, in perdita. E allora che si fa? Si stringono i denti, d’accordo, come fanno tutti, ma il problema è che il margine di manovra si sta riducendo sempre più. Nei bilanci delle attività economiche come in quelli domestici. E il fatto che le compagnie rifiutino di fissare prezzi sui contratti di luce e gas, lascia pensare che il peggio non sia ancora arrivato ". Dunque ecco il tanto temuto circolo vizioso che alimenta spirali a ribasso, con listini destinati a salire e potere d’acquisto in picchiata. "Lo tocchiamo con mano già da ora – prosegue Valzania – quando nelle ultime settimane del mese, i clienti riducono in maniera sensibile gli acquisti. Da parte nostra dobbiamo fare i conti pure con l’aumento della materia prima e degli imballaggi: rispondiamo coi piedi di piombo, cercando di limitare il più possibile il ricarico sui clienti, ma la coperta è troppo corta".

Sul tavolo di Confcommercio, che sta lavorando anche per realizzare convenzioni speciali con le compagnie di luce e gas a favore degli associati, ci sono richieste pressanti rivolte al Governo e a qualunque altra istituzione che abbia margine di manovra a riguardo: il blocco del tetto del gas, il credito d’imposta anche alle aziende non energivore e la rateizzazione delle bollette. Perché, a livello nazionale, le analisi dell’associazione di categoria parlano di 120.000 imprese a rischio chiusura. "Sul piano locale – chiude Valzania – il quadro non è certo più roseo. In un contesto come questo, fatto di altissimi costi fissi, molte cose devono a essere riviste, a partire per esempio dagli orari di apertura, che negli ultimi tempi sono stati portati a livelli insostenibili. Se noi, come però pure anche la grande distruzione, decidessimo insieme di chiudere ogni giorno un’ora prima, i risparmi sarebbero significativi. E dovremmo anche fare sconti ai clienti per cercare di smalitire i prodotti e aiutarli in questi tempi difficili. Serve prendere atto della realtà. Il mondo è cambiato, niente affatto in meglio e bisogna adeguarsi, tutti e subito. Prima che sia troppo tardi".