Cesena, Start Romagna. Autisti dei bus in rivolta per le disparità contrattuali

Lo sfogo di un dipendente sindacalista

Start Romagna conta un migliaio di dipendenti, circa 600 dei quali sono autisti

Start Romagna conta un migliaio di dipendenti, circa 600 dei quali sono autisti

Cesena, 18 aprile 2018 - Stessa azienda, Start Romagna, ma trattamenti diversi. Vantaggi e recriminazioni messi ciclicamente sui tavoli di trattative che continuano a produrre dei nulla di fatto, mentre le buste paga dei nuovi autisti si assottigliano e il malcontento generalizzato continua a montare. Il tutto in un quadro sindacale nel quale ognuno pensa a tutelare i rispettivi interessi di parte, piuttosto che concentrarsi sulla visione d’insieme.

È l'amara serie di considerazioni di Paolo Cattani di Faisa Cisal, uno di quei veterani che il processo di aggregazione tra le realtà di Rimini, Ravenna e Forlì- Cesena può dire di averlo vissuto dall’inizio: «La vicenda in pratica si è aperta nel 2011 quando vennero firmate le linee guida dalle quali nacque il nuovo soggetto destinato a inglobare le varie realtà del trasporto pubblico territoriale. Da allora la situazione si è sempre mantenuta stagnate, coi problemi vecchi mai risolti via via amplificati da quelli nuovi. C’è poco dialogo con l’azienda e questo comporta un progressivo deteriorarsi della situazione».

Il tema più caldo è quello delle condizioni salariali: «I nuovi assunti percepiscono anche duecento euro in meno rispetto agli altri colleghi: in pratica c’è un’azienda sola con tre o quattro tipi di contratti diversi assegnati a gente che svolge lo stesso lavoro. I nuovi arrivati all’inizio entrano a tempo determinato per sei mesi, mentre chi viene assunto a titolo definitivo rischia di vedersi assegnare a zone lontane rispetto alla propria residenza, con pochissime speranze di ottenere un riavvicinamento». Le recriminazioni riguardano anche colleghi giudicati più avvantaggiati rispetto ad altri per via di indennità che si potrebbero eliminare favorendo i lavoratori delle zone meno coperte dal personale, senza considerare le questioni della pianificazione delle ferie e dei tentativi, sempre falliti, di andare oltre gli standard di base del contratto nazionale.

«Quando ho iniziato io – chiude Cattani –, negli anni Ottanta, questo impiego era molto ambito. Ora le cose sono completamente cambiate: a fronte di 1.150 euro si deve svolgere un lavoro impegnativo e anche pericoloso: in certe situazioni essere coscienziosi e andare a domandare i biglietti significa rischiare di mettersi nei guai. Ci sono giovani che vengono a dirmi di non reggere più la situazione e di essere anche pronti ad andarsene se le cose non cambiano in fretta. Lo stesso sindacato sta perdendo la sua forza, perché non è unito sulle rivendicazioni importanti e troppo spesso si finisce col tutelare solo il proprio gruppo di iscritti senza guardare le cose nel loro complesso: Start Romagna è una realtà che conta un migliaio di dipendenti, circa 600 dei quali sono autisti. Il cuore pulsante dell’azienda, ma del quale dal 2011 ad oggi sembra che ci sia dimenticati».