"Suolo pubblico, stangata per gli ambulanti"

La protesta dell’associazione Smac per la reintroduzione della tassa. Magalotti: "Siamo discriminati rispetto a bar e ristoranti"

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"Siamo vittime di una palese discriminazione rispetto a bar e ristoranti": è così che Sabina Magalotti, presidente dell’associazione Smac (Storico mercato ambulante Cesena), esprime il disappunto di tutto il comparto cesenate degli ambulanti per il trattamento di forte disparità dispensato, a loro dire, dall’amministrazione comunale. Se, fino al 31 marzo 2022, gli ambulanti - così come bar e ristoranti - erano esenti dal pagamento del cosiddetto ‘canone unico patrimoniale’ per l’occupazione di suolo pubblico (norma introdotta a seguito della pandemia e più volte prorogata, in ultimo dalla Legge di bilancio 2022), dal 1° aprile ciascun Comune ha facoltà di decidere se e in che modalità riscuotere tale tributo. La decisione del comune di Cesena – fanno sapere gli ambulanti – è di far pagare la tariffa per intero, fissandone la decorrenza a partire, appunto, dal 1° aprile scorso. Gli avvisi di pagamento saranno recapitati nei prossimi mesi. Per bar e ristoranti, invece, l’amministrazione ha previsto l’esenzione della quota fino al 30 giugno 2022. Successivamente, ovvero dal 1° luglio, all’importo da versare sarà applicato uno sconto del 52%, che resterà valido fino al 31 dicembre prossimo.

"Abbiamo chiesto spiegazioni", sottolinea Magalotti, "l’unica risposta è stata che, per l’ambulante, questa tassa è il riconoscimento economico del luogo in cui svolge totalmente il servizio, mentre bar, locali e ristoranti sarebbero gravati, oltre che dal versamento del canone per l’occupazione di suolo pubblico, dal costo dell’affitto del locale. Secondo l’amministrazione, noi ambulanti non avremmo altre spese per portare avanti la nostra attività". Un assunto del tutto privo di fondamento, prosegue la presidente dell’associazione: "Molti di noi affittano i posteggi, così come diversi ristoratori sono proprietari dei locali in cui esercitano l’attività: questi ultimi sarebbero agevolati due volte, perché non pagavano l’affitto e non pagano neppure il suolo pubblico. Per applicare una tassa in modo equo, dunque, si dovrebbe procedere a una valutazione caso per caso". La somma che gli ambulanti devono versare varia in base alla metratura occupata e alle giornate in cui si partecipa al mercato con la propria bancarella: "ad esempio, io pago intorno ai 680 euro annuali, ma moltiplicati per due, perché sono presente sia di mercoledì che di sabato".

Circa 1.500 euro, quindi, in un periodo non proprio roseo per gli affari: "siamo reduci da due anni di crisi, non solo a causa della pandemia", ammette infine Magalotti. "Già da diversi anni il boom di vendite online devasta il nostro comparto, al punto che tanti colleghi hanno restituito le proprie licenze al Comune. Poi il Covid ci ha dato il colpo di grazia, soprattutto per le limitazioni alla mobilità delle persone e per i divieti di acquistare ogni altro bene che non fosse di prima necessità. Per questo motivo, chiediamo all’assessore allo Sviluppo economico, Luca Ferrini, di trovare una soluzione capace di dare un po’ di ossigeno a un settore in profonda sofferenza".

Maddalena De Franchis