Superbike, Pino Gobbi tra Melandri e Savadori. Incontro speciale grazie al Carlino

Il lettore savignanese ha vinto il pass per la gara di moto di Imola

Pino Gobbi (con la maglia bianca) accompagnato dal figlio Denis ha incontrato i piloti Marco Melandri e Lorenzo Savadori nella sede centrale del Resto del Carlino

Pino Gobbi (con la maglia bianca) accompagnato dal figlio Denis ha incontrato i piloti Marco Melandri e Lorenzo Savadori nella sede centrale del Resto del Carlino

Cesena, 9 maggio 2018 - Gli ingredienti per raccontare una ‘saga’ familiare ci sono tutti: tre generazioni a confronto e la passione per il motociclismo. Sintesi perfetta di una storia, scritta non tra le pagine di un romanzo, ma negli occhi di Giuseppe Gobbi, romagnolo ‘doc’ di Savignano sul Rubicone. E’ uno tra i 5 fortunati vincitori dei pass messi a disposizione dal Carlino per la gara domenica. Sì, perché proprio nel weekend all’autodromo di Imola andrà in scena la Superbike, il campionato mondiale delle moto ‘di serie’, e due dei suoi protagonisti, ieri, sono stati ospiti della nostra redazione centrale di Bologna. Altri due romagnoli ‘doc’: il ravennate Marco Melandri della Ducati e il cesenate Lorenzo Savadori dell’Aprilia, hanno incontrato e risposto alle domande dei i cinque lettori vincenti; tutti rigorosamente seguiti da un accompagnatore (FOTO).

E’ così che anche gli adulti tornano bambini, e i ricordi di Giuseppe (Pino per gli amici) si riavvolgono fino agli anni ‘60 quando sbocciò la sua passione per le due ruote. «Avevo 14 anni quando cominciai a frequentare i circuiti cittadini fra Rimini e Riccione – ci racconta – quelli improvvisati, con le balle di fieno a delimitare il percorso». Gli occhi gli luccicano di gioia mentre parla, occhi che ieri hanno fatto ‘il pieno’ di meraviglia, proprio come quelli di un bambino. «E’ stata una sorpresa di mia sorella – spiega il figlio Denis, che andrà con lui alla gara -, guardatelo ora quanto è emozionato, fa fatica anche a parlare».

Meccanico per lavoro Pino, ma anche per passione, più di quarant’anni trascorsi nella ‘pancia’ di autobus e camion. Un vero e proprio macrocosmo dei propulsori motociclistici che oggi tanto lo appassionano. Il rombo dei motori, il fumo e l’odore di gomma bruciata, sensazioni a fior di pelle, indimenticabili per chi come lui nel weekend aveva appuntamento fisso all’autodromo di Imola. «Ci andavo da ragazzino, poi con i miei figli piccoli. Avevamo i nostri cavalletti fissi, da Savignano portavamo le assi di legno su cui sedere, è stata per noi una seconda casa durante quelle domeniche indimenticabili passate sull’erba. Adesso sfortunatamente per motivi di sicurezza non è più possibile, ma il circuito conserva quel suo grande fascino, quello che lo rende uno dei più belli del mondo». Durante il suo racconto ci mostra orgoglioso la foto scattata a bordo pista con i nipoti: due ragazze adolescenti e due ragazzi più piccoli, tutti e quattro rigorosamente con lo spirito motoristico nel sangue.

Padre e figlio insieme all’autodromo, sembra la polaroid di un album di famiglia, ma non è un immagine tanto lontana dalla realtà nel pubblico della Superbike. Un pubblico di veri appassionati, tanto che , ricorda Denis: «Seguiamo Melandri da quando era bambino, quando sfrecciava sui circuiti di Misano e Imola. Aveva un casco arancione, e già si vedeva che la stoffa era quella del campione». Ecco che ancora una volta lo sport fa da collante, la magia della Superbike diventa uno spettacolo capace di riunire famiglie e schiere di appassionati. E la storia continua.