Survivalisti, chi sono. L'indagine: si scambiavano istruzioni per armi e bombe

Una decina di persone in tutta Italia coinvolte, c’è anche un trentenne cesenate

Il partecipante a un corso di sopravvivenza in un’immagine di repertorio

Il partecipante a un corso di sopravvivenza in un’immagine di repertorio

Cesena, 1 maggio 2022 - "Preparatevi alla catastrofe, prendete le armi". Da questa frase postata sui social partono le indagini che hanno portato nove persone a finire indagate per il reato di istigazione a delinquere. Ognuno reagisce a modo suo di fronte alle difficoltà e alle preoccupazioni, ma c’è qualcuno che va oltre a ciò che è lecito, e va fermato. Ancora una volta l’indiziato speciale è un gruppo social su Telegram.

Formato da centinaia di persone da tutt’Italia che si sono unite seguendo la filosofia ‘Prepper’, che insegna come l’essere umano si deve preparare a sopravvivere in caso di catastrofi. Le indagini partono da Bari, e tra gli indagati figura anche un trentenne cesenate, tutelato di fiducia dall’avvocato Nico Bartolucci.

Gli inquirenti si sono presentati nella sua casa a Cesena con un provvedimento di perquisizione e gli hanno sequestrato un computer, un cellulare, munizioni per armi, una balestra e un arco con frecce.

Gli altri indagati sono un uomo di Bari, una donna francese residente a Lecce, uno di Milano, uno di Terni, uno di Teramo, uno di Como, una donna rumena residente a Pavia, un torinese e un romano. Tutti uniti nel gruppo social assieme a persone che tra loro neanche si conoscono.

La Polizia Postale stava tenendo monitorati alcuni siti No Vax, quando è incappata nei ‘prepper’. Gli indagati avrebbero condiviso informazioni per far fronte a uno scenario apocalittico, ad esempio come fabbricare armi, e da qui l’ipotesi di reato.

Il ‘prepper’ teme una catastrofe naturale (come una pandemia o un drastico cambiamento climatico), umana (come lo scoppio di una guerra nucleare) o anche economica (un collasso finanziario globale). Dall’arrivo del Covid questi gruppi sono aumentati sempre più. Il reato di istigazione a delinquere nasce perché in questo gruppo oltre alle condivisioni lecite (come procurarsi il cibo, saper allestire un alloggio adeguato, essere in grado di curarsi) si parla anche di come prepararsi per l’autodifesa.

Si scambiavano informazioni su tante cose: come fabbricare armi e bombe o come realizzare energia utilizzando escrementi di cavalli.

Il cesenate in particolare è accusato per aver condiviso informazioni su come fabbricare un’arma da fuoco, una guida per l’autoproduzione di munizioni, un dossier sulle tecniche di produzione per mine antiuomo utilizzate dai Vietcong, una guida per la realizzazione di trappole per uomini e per veicoli

. La pena per il reato di istigazione a delinquere aggravata con l’utilizzo di strumenti informatici o telematici va da uno a otto anni di reclusione e, secondo la giurisprudenza, per la punibilità è richiesta una tale intensità da potersi considerare che la manifestazione del pensiero sia diretta e idonea a provocare delitti. Ora si attende la chiusura delle indagini preliminari, al termine delle quali il magistrato di Bari valuterà se esercitare o meno l’azione penale chiedendo al giudice il rinvio a giudizio degli indagati o chiedendo l’archiviazione.