T-Red: 9 multe annullate a Cesena. "Segnaletica orizzontale non corretta"

Una sentenza chiarisce che la riga trasversale di arresto dovrebbe essere tracciata un metro prima delle strisce pedonali. Non sempre è così

Semaforo con T-Red (Foto Ravaglia)

Semaforo con T-Red (Foto Ravaglia)

Cesena, 8 gennaio 2021 - Un grappolo consistente di contravvenzioni all’articolo 41/11 del Codice della strada è stato annullato con un colpo di spugna dal giudice di pace del Tribunale di Forlì Francesca Pallotti che nei giorni scorsi ha accolto i ricorsi presentati dagli avvocati cesenati Daniele Molinari e Lorenzo Mellina. L’articolo in questione stabilisce che: "Durante il periodo di accensione della luce rossa, i veicoli non devono superare la striscia di arresto, in mancanza di tale striscia i veicoli non devono impegnare l’area di intersezione, né l’attraversamento pedonale, né oltrepassare il segnale, in modo da poterne osservare le indicazioni".

Dall’estate scorsa l’articolo 41/11, che molti non conoscevano, è diventato un incubo per molti scooteristi e motociclisti che erano abituati a superare la fila delle auto ferme al semaforo e a fermarsi oltre la linea trasversale di arresto per essere pronti a partire per primi appena si accendeva la luce verde. Raramente la manovra causa intralcio o pericolo per la circolazione, ma l’infrazione c’è e l’articolo 41/11 del Codice della strada prevede che, oltre alla sanzione pecuniaria (da 41 a 169 euro) ci sia anche la decurtazione di due punti-patente.

I primi T-Red sono entrati in funzione nel maggio scorso e poche settimane dopo i verbali che contestano le infrazioni hanno cominciato ad arrivare a raffica a casa degli ignari motociclisti (molto meno frequenti i casi degli automobilisti). Comprensibile lo sgomento e la preoccupazione di chi si è visto contestare nel giro di pochi giorni numerose infrazioni (pare che il record sia di 14) sia per l’entità economica della contravvenzione, sia per la decurtazione dei punti-patente. Va detto subito, però, che rivolgendosi alla Polizia locale chi aveva ricevute più contravvenzioni in un colpo solo ha ottenuto di pagarne una sola in quanto l’infrazione è unica, anche se commessa più volte. Ora, però, non hanno più la scusa che non erano stati informati dell’installazione delle telecamere per il controllo delle infrazioni agli impianti semaforici.

Ma chi impone il rispetto delle norme a suon di contravvenzioni, deve a sua volta rispettarle. Così un paio di avvocati hanno ‘scoperto’ che sia la segnaletica orizzontale che quella verticale che si trovano in prossimità degli incroci controllati dai T-red non sono in regola con le norme vigenti e hanno impugnato i verbali davanti al giudice di pace. Infatti il regolamento di attuazione del Codice della strada prevede che la riga trasversale di arresto all’incrocio sia tracciata prima delle strisce per l’attraversamento pedonale (quando c’è) a un metro di distanza dalle stesse strisce: né più vicino, né più lontano. Inoltre i cartelli stradali che avvertono della presenza del rilevamento elettronico delle infrazioni devono essere di dimensioni adeguate a garantirne la visibilità e devono avere sul retro l’indicazione dell’ente proprietario della strada, della ditta costruttrice, dell’anno di realizzazione e dell’autorizzazione del Ministero dei Lavori Pubblici.

Nei casi presi in esame dal giudice Francesca Pallotti queste prescrizioni non erano state rispettate; per approfondire al meglio la questione era stato convocato come testimone anche il dirigente comunale del settore viabilità, ma non si è presentato. I ricorsi quindi sono stati accolti e i verbali emessi dalla Polizia municipale di Cesena sono stati annullati: quelli presentati dall’avvocato Daniele Molinari riguardavano sette contravvenzioni elevate a un solo motociclista per infrazioni compiute con una moto e uno scooter nel mese di agosto; quelli dell’avvocato Lorenzo Mellina riguardavano due contravvenzioni elevate allo stesso avvocato e a suo fratello per infrazioni compiute con una moto e uno scooter. Il Comune di Cesena, inoltre, dovrà restituire ai ricorrenti l’importo del contributo unificato di 43 euro.