"Tagli alle risorse? Gli ippodromi chiuderanno"

Appello di Hippogroup e delle altre società di corse contro la riduzione dei fondi pubblici decisa dal governo Meloni

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di Paolo Morelli

Un grido di allarme ha scosso il mondo dell’ippica dopo la pubblicazione della bozza della manovra finanziaria di fine anno: 23 società che gestiscono la grande maggioranza degli ippodromi italiani hanno diffuso un comunicato nel quale spiegano che lo stanziamento di 41,3 milioni per il 2023 contro i 46,5 milioni del 2022 non consente la prosecuzione dell’attività. Tra i firmatari del comunicato c’è anche Hippogroup Cesenate che gestisce direttamente gli ippodromi di Cesena e Bologna, e il centro di allenamento Ippocampus di Castel San Pietro Terme.

"Tagliare oltre l’11 per cento delle risorse destinate agli ippodromi dopo i pesanti tagli effettuati dal 2012 a oggi – spiega Marco Fabio Rondoni, direttore generale di Hippogroup Cesenate – vorrebbe dire costringerci a interrompere l’attività anche in tempi ‘normali’, a maggior ragione oggi che stiamo subendo fortissimi rincari per l’energia e le materie prime relative alla nostra attività"

"Abbiamo fatto un raffronto fra il 2019, anno per-covid, e il 2022 – prosegue Rondoni – per i costi energetici nel 2019 abbiamo speso 950.000 euro, nel 2022 prevediamo di spendere 2,1 milioni. All’interno di questa variazione ci sono forti squilibri: il costo dell’energia elettrica è praticamente raddoppiato, quello del metano è arrivato al triplo. E noi avevamo un contratto favorevole fino a fine anno, dal prossimo anno le condizioni peggioreranno". Rondoni rileva infine che l’incremento dei costi è del 10-15 per cento per tutte le materie prime, dalla sabbia per le piste ai prodotti chimici necessari per la manutenzione del verde delle strutture.

"Le ragioni della riduzione dello stanziamento previsto nella bozza della legge di Bilancio – spiegano le società di corse – , non dipendono sicuramente dal nostro operato che, anzi, in periodo di emergenza sanitaria (Covid) hanno prestato maggiori servizi al ministero delle Politiche Agricole per consentire lo svolgimento delle corse a porte chiuse e sopportato una riduzione dei ricavi. Il calo delle entrate dei giochi che si è registrato nel 2020 e nel 2021 è stato causato esclusivamente dalle disposizioni governative, per l’emergenza dovuta al Covid-19, che hanno bloccato l’attività di raccolta delle scommesse. Ma non si tiene conto che già nel 2022 le entrate relative ai giochi ippici sono cresciute rispetto all’anno precedente".

Il grido d’allarme è già stato recepito da Patrizio La Pietra, sottosegretario con delega all’ippica del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. "La preoccupazione delle società ippiche non resterà inascoltata – ha dichiarato –. Assicuro che il Masaf, insieme al governo Meloni, lavorerà per cercare di risolvere le criticità rappresentate dagli operatori del settore. Per rilanciare il comparto, però, è indispensabile che le risorse disponibili vengano spese nel miglior modo possibile. Allo stesso tempo, sarà necessario capire se i finanziamenti statali, fino ad oggi, siano stati utilizzati in maniera efficace ed efficiente. Esistono, infatti, delle eccellenze che meritano ulteriori investimenti e sprechi che, come in ogni altro settore, vanno combattuti. Siamo disponibili ad aprire un confronto con le rappresentanze delle società, per verificare come vengono investiti i soldi degli italiani e con quali ritorni per il comparto".