Test salivare Covid, Sambri: "Se funziona, sarà una rivoluzione"

Al laboratorio Asl di Pievesestina parte la sperimentazione, il direttore: "Entro giugno sapremo"

Vittorio Sambri, docente universitario, dirige il laboratorio Ausl di microbiologia

Vittorio Sambri, docente universitario, dirige il laboratorio Ausl di microbiologia

Cesena, 9 maggio 2021 - Ci siamo. Tra poco più di 20 giorni partirà dal laboratorio di microbiologia di Pievesestina diretto dal professor Vittorio Sambri la sperimentazione su soggetti campione di un test per stanare il Covd-19 utilizzando la saliva. Ricerca pressoché unica in Italia, punta a un sistema rapido e poco invasivo per identificare i positivi.

A che punto siamo, professor Sambri? "Un po’ in ritardo rispetto alle nostre previsioni. Abbiamo dovuto affrontare problemi organizzativi ed etici di una certa complessità, poiché dobbiamo interagire con entità extraospedaliere che c’impongono una contrattualità dettagliata. Ma è un bel po’ che ci stiamo occupando dei test salivari".

Perché la saliva, dopo milioni di tamponi orofaringei? "Innanzitutto perché è un materiale enormemente più semplice da raccogliere, anche da soli, senza l’intervento di un operatore bardato come se dovesse sbarcare su Marte. Poi perché la saliva è un campione univoco che mantiene la sicurezza del prelievo".

Come avviene la raccolta? "Sputando in una boccetta, o tenendo in bocca una spugnetta o una sorta di lecca lecca".

Perché fino ad ora si è andati a pescare il virus in fondo al naso, con gli spiacevoli effetti che ormai tutti conosciamo? "È noto da tempo che la saliva si può utilizzare per l’esame molecolare del Covid. Lo evidenzia anche la rivista scientifica americana Lancet, che 15 giorni fa ha sottolineato come la saliva sia efficace per la determinazione del Sars coronavirus 2".

E col tampone orofaringeo cosa si cerca? "La stessa cosa ma in un altro distretto anatomico e attraverso altro materiale biologico, ossia nelle secrezioni delle alte vie respiratorie. Storicamente le infezioni delle alte via respiratorie come il Covid-19, all’inizio della loro storia e prima che evolvano nella polmonite, hanno sempre indotto la necessità di raccogliere il virus nella sede primaria di replicazione che sono, appunto, le alte vie respiratorie. Tuttavia, con l’evoluzione delle tecniche diagnostiche che sono diventate sempre più sofisticate e capaci di identificare quantità di virus sempre più basse e di contro con la necessità di semplificare il più possibile la gestione della pandemia, il prelievo del materiale ha un’incidenza determinante. Avere una scatolina con lo sputo da consegnare all’operatore è ben diverso che fare la fila al drive trough per farsi infilare il tampone nel naso".

Il salivare sarà altrettanto efficace? "È quell che vogliamo capire".

Processare lecca lecca, spugnette o sputi, richiederà strutture particolari? "Quelli che hanno bisogno di strumenti di laboratorio hanno una sensibilità più alta. In altri casi si tratta di piccoli device di plastica utilizzabili sul campo. Per alcuni basta appoggiarli su una sostanza di contrasto".

Dove si troveranno, in caso di sperimentazione efficace, questi kit? "La speranza è che siano di facile reperimento per tenere sotto controllo le comunità asintomatiche come la scuola, i centri estivi, i gruppi che vanno ad un concerto in albergo".

Chi produrrà i kit? "I sistemi diagnostici, che già ce ne hanno forniti in sei diversi campioni. Li proveremo. L’idea è quella di ottenere dei dati ragionevolmente concreti sulla loro efficacia".

Avranno costi rilevanti? "Mediamente intorno ai 10/20 euro. Un albergatore potrebbe offrirli agevolmente ai suoi ospiti. Potrebbe essere un servizio al pari di una buona colazione".

Su quante persone verrà effettuato il test? "Su 1.200 romagnoli, 600 donatori di sangue dell’Avis asintomatici e non vaccinati, ed è chiaro che peschiamo nelle categorie di persone in buona salute, nelle fasce di età che ancora non sono nelle agende vaccinali, più altri 600 pazienti affetti da covid ricoverati nelle strutture ospedaliere della Romagna".

Come procederà la verifica? "Il concetto è mettere a confronto un gruppo asintomatico con un gruppo di contagiati per capire quanto, questi test, sono affidabili e per quanto. Il soggetto sintomatico verrà seguito nel corso della sua malattia, a giorni alterni e fino a quando la sua storia clinica non finisce, per capire dopo quanti giorni dall’esordio clinico questi test perdono la capacità di identificare il virus. Tutto ciò, ovviamente, insieme al test molecolare per avere un parametro di confronto. Dunque, faremo un test molecolare e uno antigenico sulla saliva, più il tampone classico".

A quando i risultati della sperimentazione? "Mi auguro entro fine giugno".

Avrà un costo elevato? "No. È uno studio promosso dall’Asl Romagna in collaborazione con l’Università di Bologna che conta sulla consegna gratuita dei test da parte dei produttori che potrebbero averne un ritorno importante qualora se ne dimostrasse l’efficacia".

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