Tumori, più malati ma meno decessi

I dati del registro: in provincia di Forlì-Cesena, dopo 5 anni sopravvive il 66%

Medici

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Forlì-Cesena, 22 maggio 2019 - Eccoli i numeri reali della mortalità per cancro nella provincia di Forlì-Cesena. Li squaderna senza che vi sia ombra di dubbio il Registro Tumori della Romagna coordinato dall’Irst di Meldola, che risponde così a quel 66° posto per mortalità che la ricerca sul benessere degli italiani (Il Sole 24 Ore) ha aggiudicato alla provincia di Forlì-Cesena. «Un dato che non ha senso senza una comparazione seria con l’incidenza e la sopravvivenza a cinque anni dalla malattie» aveva detto già ieri il professor Dino Amadori, direttore scientifico emerito dell’Istituto Tumori di Meldola e presidente dell’Istituto Oncologico Romagnolo.

Ciò che emerge, dunque, in maniera incontestabile dall’unica fonte attendibile per la casistica relativa ai tumori è che in Romagna (e dunque anche a Forlì-Cesena) ci si ammala di più ma si muore di meno. Iniziamo con la diffusione del tumore tra le donne. In Italia l’incidenza è pari a 494 casi per 100 mila abitanti all’anno, con una mortalità con 201 casi per 100 mila: la sopravvivenza a 5 anni è del 65 per cento. Veniamo al raffronto con la Romagna. A Ravenna l’incidenza è di 566 ogni 100 mila all’anno, la mortalità però è di 189 con una sopravvivenza del 67 per cento. Veniamo a Rimini dove l’incidenza è un po’ più bassa: 536 casi, mortalità 191, sopravvivenza 66 per cento. Ed eccoci a Forlì-Cesena: a fronte di 516 casi ogni 10 mila abitanti all’anno, si registra una mortalità pari a 181 ammalate ogni 100 mila abitanti ed una sopravvivenza a cinque anni del 66 per cento.

Ed ecco la diffusione del tumore tra i maschi italiani : 701 ammalati ogni centomila abitanti all’anno, di questi ne muoiono 364, sempre ogni 100 mila abitanti all’anno, la sopravvivenza a 5 anni è del 60 per cento. Ben più confortante la situazione in Romagna anche per quanto riguarda la popolazione maschile, benché l’incidenza di nuovi malati sia superiore. A Ravenna si ammalano 729 uomini ogni 100 mila abitanti all’anno, ma la mortalità è di 314, mentre la sopravvivenza è del 61 per cento. A Rimini si ammalano 775 uomini ogni 100 mila abitanti all’anno, ma la mortalità è a 313, mentre la sopravvivenza è del 66 per cento. A Forlì-Cesena si ammalano 698 uomini ogni 100 mila abitanti all’anno, ma la mortalità è a 304, mentre la sopravvivenza è del 60 per cento.

Un focus su alcuni specifici tipi di tumore, come quelli della mammella, dello stomaco, del colon retto, del polmone e della prostata rivela che la sopravvivenza a Forlì-Cesena rispetto a quella italiana ed europea per questo tipo di tumori è superiore di circa 10 punti percentuali. Ciò che incide, evidentemente, è la qualità della cura. Detto questo appare comprensibile la ragione per cui la Romagna, in particolare l’Istituto Tumori di Meldola, attrae pazienti da altre Asl (15 per cento dei pazienti totali), ma anche da altre regioni (22 per cento), mentre una piccola percentuale arriva dall’estero.

A questo punto, però, c’è da chiedersi perché l’incidenza dei tumori in Romagna sia così alta. «La prima causa sta nel fatto che qui c’è una maggiore presenza di popolazione anziana – afferma il professor Amadori –, siamo tra le regioni italiane a maggiore incidenza di ultrasessantacinquenni. Il cancro è una malattia che si sviluppa per una modificazione dei geni dovuta all’impatto con fattori ambientali. Solo il 5/7 per cento dei tumori dipende da una predisposizione familiare, dove l’ambiente non c’entra».