Un altro colpo per l’Abbazia "Ma noi frati restiamo qui"

Un altro colpo per l’Abbazia  "Ma noi frati restiamo qui"

Un altro colpo per l’Abbazia "Ma noi frati restiamo qui"

di Raffaella Candoli

"La situazione è molto seria ma, al momento non drammatica. E noi frati restiamo nella nostra casa. Tuttavia, la via del Monte non è percorribile a causa del cedimento di un tratto delle mura che circondano il monastero". Così l’abate della comunità benedettina e della basilica di Santa Maria del Monte, dom Mauro Maccarinelli. Sotto il peso del terreno scosceso che circonda il tempio cui tanti cesenati sono devoti, una parte delle mura perimetrali è crollata trascinando sulla strada terra e mattoni. "Le macerie - continua dom Mauro -, non sono state rimosse. Il sindaco ci ha rassicurato che chi di dovere interverrà appena possibile, ma al momento, da quel versante della città, il nostro complesso non è raggiungibile". "Questo ennesimo colpo che la natura ha inferto al Monte – continua l’abate -, aumenta il nostro stato di preoccupazione per la stabilità già ampiamente compromessa di tutto il manufatto abbaziale, che poggia su terreno argilloso, già ferito da lunghe e visibili crepe nel lato Nord, la parte settecentesca".

Risalgono ad un paio di anni fa le opere straordinarie alle mura perimetrali che circondano il terreno di due ettari su cui insiste il complesso del Monte e hanno interessato per buona parte il loro recupero fin oltre il piazzale Pio VII, antistante alla chiesa per un costo di circa 250mila euro, coperti da donazioni, lasciti testamentari ed espressioni concrete di ex voto. "Il tratto che è franato però – prosegue dom Mauro – pareva offrire una certa stabilità e lì non si era intervenuti a rinforzarne le fondamenta". E ora quel punto debole ha presentato il conto. La superficie lineare delle mura è di circa 250 metri e risalgono al XVII secolo. La storia ci ricorda che parte della cinta fu distrutta dai bombardamenti del ‘44 e i monaci di allora fecero fronte alle riparazioni con mezzi improvvisati. A poca distanza c’era una cava di gesso (da cui la denominazione i Gessi di quel tratto di via Celincordia), per cui i frati stessi cuocevano nella fornace interna al monastero dei mattoni fatti prevalentemente di quel materiale poco solido facendo di necessità virtù. "La Basilica è raggiungibile proprio dalla via dei Gessi – rammenta don Mauro -, e alla messa delle 7 del mattino qualche fedele ci ha raggiunto per parteciparvi. Desidero esprimere vicinanza morale e attraverso la preghiera a tutti i residenti. In tempi difficili il monastero ha offerto rifugio e accoglienza a chi ne aveva bisogno, ma oggi anche noi siamo in difficoltà. Abbiamo però nel cuore la nostra città e preghiamo la Madonna perché la protegga coi suoi abitanti".