Un caffè al bar a volto scoperto "Rivediamo il sorriso dei clienti"

Nei primi giorni dopo la fine dell’obbligo tante persone indossano ancora la mascherina al chiuso. Ma i gestori dei locali esultano: "È stata tolta una barriera alla socialità, il lavoro ne aveva risentito"

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di Luca Ravaglia

Entrando ci si sente quasi in imbarazzo. Volto scoperto e sorriso indeciso: "Salve, un caffè per favore". Sembra passata una vita da quando le mascherine andavano di moda solo a carnevale e in effetti anche ora, nei primi giorni che seguono l’eliminazione dell’obbligo di indossarle all’interno dei pubblici esercizi, molti restano sulla difensiva. Da entrambe le parti del bancone. Pur senza negare la soddisfazione di sentirsi più ‘liberi’ e comunque sicuri. "E’ tutto molto più naturale – sostiene Samantha Magrini di Well Done - ed è inutile precisare che il provvedimento è stato accolto con larga soddisfazione. Dal primo maggio, giorno in cui sono cambiate le regole, ci siamo immediatamente adeguati: il personale non la indossa più. Alcuni clienti della prim’ora, entrando e vedendoci a volto scoperto hanno mostrato un po’ di imbarazzo, che però si è dileguato in fretta, davanti alle nostre rassicurazioni, tanto che molti hanno immediatamente approfittato per rimuovere le loro mascherine, anche con allegri gesti scenici". Rilancia Magda Zamboni, del Caffè Centrale: "La cosa più bella è poter vedere i sorrisi dei clienti. E’ stata tolta una barriera alla socialità e anche il lavoro ne ha risentito, soprattutto per quanto riguarda il decadimento dell’obbligo di green pass. Questo però non significa che tutto sia passato e che il virus sia sparito. Lo dimostra il fatto che una buona parte di clienti si sente maggiormente a suo agio continuando a indossare la mascherina e io stessa nei momenti di maggior afflusso non esito a tenermi il naso e la bocca coperti. Non ci sono obblighi, è vero, ma la ritengo una questione di rispetto verso gli altri".

Bryan Valentini della Tazza d’Oro sottoscrive: "La mascherina io continuo a indossarla regolarmente. Credo che sia un atto dovuto verso chi ancora non si sente sicuro ad abbandonare tutte le protezioni. Ognuno è libero di comportarsi come ritiene più opportuno e il fatto che non ci siano più vincoli rende tutto molto più facile, ma questo non significa che il tema della pandemia sia improvvisamente sparito. Il buon senso deve restare comunque prioritario". Alessandro Manuzzi del Caffè Martini la mette anche sull’ambito igienico. "Benissimo mettere un vincolo in meno ed evitare estenuanti e a volte irreali discussioni al momento del controllo del green pass, ma è innegabile che in questi mesi sono stati acquisiti dei comportamenti virtuosi e che personalmente mi piace mantenere. Penso anche semplicemente a quando preparo le consumazioni del bistrot da servire ai clienti: farlo col naso e la bocca coperti è – a prescindere dal covid – una questione igienica di rispetto verso gli altri".

Di un altro tono la considerazione di Christian Pagliarani di Zampanò: "Prima di tutto viene il riguardo per i nostri collaboratori e per i clienti: chi preferisce continuare a tenere la mascherina può ovviamente continuare a farlo. Detto questo però, siamo in ritardo di almeno un mese: se la fase di emergenza è terminata a fine marzo, perché il vincolo di mascherine e green pass è rimasto fino al 30 aprile? Ci prepariamo a goderci l’estate, con la speranza che le attività possano rilanciarsi grazie ai vincoli eliminati, ma restiamo vigili, perché non è affatto detto che il peggio sia passato. Il richio che con l’arrivo dell’autunno tornino anche gli obblighi legati alle vaccinazioni è reale. Speriamo di no. Speriamo che i riscontri ottenuti servano a far voltare pagina una volta per tutte".