Un dolore e poi il buio. Salvata al Bufalini

La storia a lieto fine di un’atleta 32enne, vittima di uno ‘stroke’ cerebrovascolare. "Vive grazie alla velocità di diagnosi e di intervento"

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di Elide Giordani

La musica che batte oltre al ritmo del cuore, il piacere del corpo in movimento, l’adrenalina che sale, poi, improvvisamente uno strano dolore al collo, la voglia di resistere per continuare la gara ma progressivamente la perdita di forza agli arti e il buio che inghiotte ogni sensazione. Sono stati questi gli ultimi istanti, prima di finire in coma, per una giovane donna di 32 anni proveniente da fuori regione che qualche giorno fa, alla Fiera di Rimini, stava partecipando ad una gara di danza sportiva. Immediata l’allerta del soccorso. Le sue condizioni, prima ancora di aver effettuato i controlli di rito in ospedale, al personale del 118 hanno fatto pensare che potesse trattarsi di uno stroke, un accidente cerebrovascolare che deve essere trattato entro un determinato limite di tempo per evitare danni irreparabili.

La giovane è stata immediatamente intubata, trasportata al Bufalini e presa in carico dalla rete dei professionisti che garantiscono il percorso stroke (Pronto Soccorso, Neurologia, Neuroradiologia, Anestesia e Rianimazione e Stroke Unit).

"Dobbiamo innanzitutto rendere merito al personale del 118 - commenta la dottoressa Maria Ruggiero, della Neuroradiologia Cesena e Rimini - se la vicenda si è risolta in modo positivo".

L’equipe ha infatti immediatamente colto la situazione d’emergenza e non ha perso tempo a trasportare la ragazza all’Ospedale di Rimini come sarebbe stato scontato, ma ha diretto l’ambulanza verso Cesena, centro hub per le patologie cerebro-vascolari acute. La prontezza del medico del 118 e della sua equipe ha contribuito a salvare la vita della giovane e ha impedito che avesse ripercussioni gravi e permanenti. Una vicenda che insegna quanto conti la professionalità del personale sanitario e quanto rapido debba essere l’intervento in casi del genere.

"Quando è giunta da noi - racconta la dottoressa Ruggiero - l’abbiamo sottoposta agli accertamenti neuroradiologici necessari che hanno rivelato la chiusura dell’arteria basilare a causa di una trombosi. Se il trombo non fosse stato immediatamente rimosso la paziente sarebbe andata incontro a gravi complicanze fino alla elevata probabilità dell’esito infausto". La procedura d’intervento necessaria è apparsa immediatamente chiara. "Dopo la preliminare somministrazione del farmaco fibrinolitico da parte del neurologo, abbiamo proceduto alla riapertura dell’arteria attraverso un intervento effettuato per via endovascolare e, grazie alla collaborazione tra tutti i professionisti del percorso stroke, ciò è avvenuto in tempi veramente rapidi" evidenzia la dottoressa Ruggiero.

Dopo l’intervento la giovane è stata portata in Rianimazione, si è svegliata, e durante lo stesso pomeriggio è stata estubata ed è in buone condizioni cliniche. Un finale che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti. Consapevole del rischio che ha corso la giovane donna ha ringraziato il personale sanitario che ha contribuito a salvarle la vita, in modo particolare il dottor Antioco Sanna della Neuroradiologia, e ha voluto che la sua esperienza fosse messa a conoscenza come esempio di "buona sanità" e perché possa aiutare in casi simili al suo.