Cesena, 17 dicembre 2023 – Pochi giorni fa l’Università di Bologna ha presentato il primo Piano Energetico nel quale è previsto un importante stanziamento di capitale fino al 2030 (60 milioni di euro) per ridurre di oltre il 50% le emissioni di gas serra e abbattere i costi delle sue strutture. Il piano, secondo quanto riportato dal comunicato diffuso dall’Alma Mater, include l’eliminazione di tutte le centrali a gasolio e a olio combustibile ancora presenti nelle strutture dell’Ateneo (quasi 300 edifici), la sostituzione di tutte le luci tradizionali con apparecchi Led, sia nelle aree interne che in quelle esterne, l’isolamento termico degli edifici con cappotti e coperture interni e un maggiore ricorso a fonti di energia rinnovabile tramite l’installazione di pompe di calore in sostituzione delle caldaie a gas.
La presentazione del Piano Energetico è arrivata subito dopo la certificazione che l’Università di Bologna è l’ateneo più sostenibile d’Italia, come riporta la seconda edizione della classifica QS Sustainability 2024 (lo scorso anno era al sesto posto), che valuta come le università si stanno attivando per affrontare i più grandi problemi ambientali, sociali e di governance. In Europa l’Ateneo bolognese è al 49° posto, nel mondo 108° (le università prese in considerazione sono 1.409).
Nel Piano Energetico dell’Università di Bologna è prevista l’installazione di impianti fotovoltaici di ultima generazione per coprire fino al 17% del fabbisogno di energia e una app per segnalare sprechi e malfunzionamenti.
Questa affermazione ha destato la curiosità di alcuni frequentatori del campus cesenate i quali si sono ricordati che cinque anni fa ci fu un gran viavai per il montaggio di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici dell’Ex Zuccherificio. Dai grafici mostrati alla presentazione del Piano Energetico, però, si intuiva che qualcosa non andava. Un’indagine più approfondita ha permesso di verificare che in realtà i pannelli installati cinque anni fa non hanno mai prodotto un solo watt, circostanza confermata dall’amministrazione dell’Università che ha ammesso candidamente che da cinque anni l’impianto non funziona perché non sono mai stati realizzati i necessari collegamenti. Secondo l’amministrazione dell’Università, il mancato collegamento è dovuto a procedure amministrative che hanno impedito di trovare un accordo con il gestore per effettuare l’allacciamento, ma l’impianto sarà allacciato a breve.
Inutile dire che questa vicenda è destinata a fare scandalo: installare un impianto di notevoli dimensioni sui tetti di diversi edifici, come si vede bene dalle immagini di Google Earth, ha un costo rilevante, e la natura dei pannelli fotovoltaici li espone a un degrado progressivo che ne abbassa la capacità produttiva anno dopo anno. Si arriva, quindi, al paradosso che il capitale investito dall’Università sui tetti dei suoi edifici di Cesena ha già perso una notevole parte del suo valore pur non avendo prodotto un solo watt a causa di non meglio precisate procedure amministrative che non hanno consentito di trovare un accordo col gestore.