"Uno sguardo sulla provincia italiana e l’infinito"

Domani sera al cinema Eliseo Matteo Parisini presenta il documentario che ripercorre la carriera del fotografo Luigi Ghirri

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di Filippo Aletti

Prosegue la prima edizione di ‘Frame’, la rassegna cinematografica dedicata alla fotografia che domani alle 21 al cinema Eliseo presenterà il documentario ‘Infinito, l’universo di Luigi Ghirri’ di Matteo Parisini. La pellicola ripercorre la carriera del grande fotografo in un viaggio attraverso la provincia italiana anni ’70, ancora in bilico tra un passato rurale e il boom economico. Il film verrà introdotto da un incontro in sala con Matteo Parisini, la figlia del fotografo Adele Ghirri e il direttore della fotografia, il cesenate Luca Nervegna. Il progetto è promosso da Monogawa e Serena Amatori.

Parisini come nasce il film?

"Dopo aver letto il libro di Ghirri ‘Niente di antico sotto il sole’, che racchiude gli scritti di una vita, ho deciso di realizzare questo documentario. Oltre a essere un grande fotografo, Ghirri era un ottimo intellettuale. L’idea era restituire la sua arte partendo dalla sua persona".

Che persona era Ghirri?

"Era un filosofo che ha dedicato la vita ad un chiaro percorso sull’immagine. Nel documentario compare, ad esempio, l’amico Gianni Leone che ne sottolinea la natura di intellettuale alla ricerca di uno sguardo puro, condannando l’inquinamento dell’immagine".

Che idea del mondo viene tracciata dal film?

"Si parte dalla provincia, che era il luogo abitato da Ghirri e che lui usava per reinterpretarla in chiave fantastica. Guardando quelle foto, non si vede un ambiente rurale. Si vede altro. Ancora oggi i suoi lavori comunicano qualcosa, infatti alle proiezioni vengono tantissimi ragazzi giovani, non per forza appartenenti al mondo della fotografia".

Nel documentario, narrato da Stefano Accorsi, compaiono diverse persone che hanno avuto a che fare con Ghirri.

"Oltre a Massimo Zamboni, chitarrista di Cccp e Csi, ci sono varie persone provenienti da ambiti molto diversi tra loro, sia a livello intellettuale che lavorativo. Appaiono anche, tra gli altri, il suo primo stampatore Arrigo Ghi e lo storico dell’arte Arturo Quintavalle. Ognuno di questi restituisce a suo modo un percorso particolare nella vita artistica del fotografo".

Durante la realizzazione del film ha scoperto qualche aneddoto interessante?

"Ciò che mi ha stupito è che molto delle immagini di Ghirri, appartengono a racconti che rimandano alla sua infanzia e adolescenza. Tanti pensano che sia una mera contemplazione di diversi paesaggi, invece c’è molto di più".