di Paolo Morelli
Hanno suscitato scalpore le dichiarazioni dell’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, secondo le quali l’aereo Dc9 dell’Itavia con 81 persone a bordo precipitato in mare il 27 giugno 1980 nella zona dell’isola di Ustica mentre da Bologna andava a Palermo sarebbe stato abbattuto da un missile francese. Ma c’è chi questa verità l’ha sempre sostenuta: è il cesenate Giampiero Maldini che per 15 anni (dal 1974 al 1989) fu responsabile amministrativo del Gruppo Davanzali del quale faceva parte la compagnia area Itavia. Adesso Maldini è in pensione, dopo aver lavorato anche al Gruppo Trevi, si dedica alla famiglia, agli amici, si occupa un po’ di politica facendo parte della Direzione dell’Unione Comunale del Pri, ma non rinuncia alle sue battaglie".
Maldini, è rimasto sorpreso dalle affermazioni dell’ex premier Amato sulle responsabilità francesi nella tragedia di Ustica?
"Da 43 anni sostengo che l’aereo dell’Itavia fu abbattuto durante un’operazione di guerra, ma ho dovuto subire pesanti conseguenze per avere portato avanti questa tesi".
Quali conseguenze?
"Ho subito un processo per diffusione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico, concluso con l’assoluzione, intercettazioni telefoniche, un furto con strane modalità nella mia abitazione, un tentativo di farmi finire fuori strada in auto. Può bastare?"
Sì! Però ha avuto anche qualche soddisfazione!
"Dieci anni fa la corte d’Appello di Roma considerò legittima la richiesta di risarcimento danni per la somma di 980 milioni di euro della famiglia Davanzali. Infatti a causa della sciagura di Ustica la compagnia aerea fallì e travolse tutto il gruppo, somma poi ridotta a 265 milioni dalla Cassazione".
La tesi dell’aereo abbattuto da un missile francese era già stata sostenuta dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Perché Giuliano Amato ha aspettato 43 anni per svelare queste notizie?
"Bisognerebbe chiederlo a lui. Probabilmente c’entra il fatto che il risarcimento era a carico dello Stato (ministeri della Difesa e Infrastrutture) per avere omesso ‘attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica’".
Come mai lei aveva notizie di prima mano?
"All’epoca lavoravo a Tripoli nel Centro di ricerche industriali della Libia, conoscevo tanta gente e un amico molto vicino a Gheddafi mi disse che gli americani avevano abbattuto un aereo italiano durante un’operazione militare messa in piedi per far fuori Gheddafi. Ma il leader libico era stato avvertito e aveva cambiato programma, c’era stato un combattimento che aveva portato all’abbattimento dell’aereo dell’Itavia, di due Mig libici, uno dei quali ritrovato un mese dopo sulla Sila, è un aereo americano".
Invece subito si parlò di un cedimento strutturale...
"Sì, è venne revocata la licenza all’Itavia che così fallì, poi di una bomba a bordo e di altre ipotesi legate al terrorismo internazionale. Non bisogna dimenticare che sei anni prima c’era stata la strage del treno Italicus e poche settimane dopo ci fu la strage alla stazione, tutti eventi che avevano Bologna come denominatore comune. In tutte queste vicende ci furono depistaggi, diffusione di notizie false, ancora oggi la verità non si conosce interamente".