"Vaccini: siamo primi, ma serve un governo"

Lattuca contro la crisi voluta da Renzi: "Le città aspetta i piani attuativi sul Recovery. E sui sieri Cesena potrebbe fare quattro volte di più"

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di Simone Arminio

"Una scelta incomprensibile, che avrà ripercussioni sulle città e sui territori". Già onorevole (era deputato Pd nell’ultima legislatura), Enzo Lattuca guarda alla crisi di governo da sindaco, con un misto di ansia e rabbia.

Lattuca, mentre parliamo i ristoratori cesenati stanno manifestando.

"E come spiega le sue scelte il senatore Renzi a questi lavoratori? Mi sento di condividere la loro frustrazione".

Condivide anche le proteste più drastiche minacciate?

"Non potrò mai avallare l’illegalità, né accettare che le difficoltà, pur drammatiche a rischio la sicurezza sanitaria di tutti. Ma comprendo i disagi dei gestori. Sono reali, e abbisognano di risposte urgentissime. Il punto però è proprio questo: se non ci sarà un governo nei prossimi mesi, aiuti e rilancio dell’economia subiranno ritardi folli. Se ne riparlerà dopo il voto".

Lei crede che si voterà?

"Non voglio crederci, in realtà. Mi auguro che martedì in senato Conte incassi in qualche modo la fiducia, e possa ritornare a occuparsi dei problemi degli italiani. Trovo incredibile che ci sia qualcuno in Parlamento che non condivida la frenesia con cui tutti stiamo lavorando per tenere a galla il Paese".

Ce l’ha col suo vecchio segretario che lei, si sa, non ha mai appoggiato.

"Non ne faccio un discorso politico, invece. Arrivo anche a dire che gli accenti posti in questi mesi da Italia Viva sul Recovery plan, sulla riapertura delle scuole, sui vaccini e sulla gestione dell’emergenza siano stati utili. Io li ho apprezzati".

E allora?

"Come si fa a lavorare per il bene del Paese, come dicono, se poi si fa cadere il governo e si butta le città nello stallo elettorale? Questa cosa è inspiegabile, ed è gravissima".

Cosa rischia di bloccarsi a Cesena se il governo cade?

"Le procedure di attuazione dei nuovi aiuti deliberati con il quinto decreto Ristori per esempio. E poi c’è il Recovery Plan appena votato, che deve essere messo in pratica nei comuni".

Che ritardo rischiamo?

"Siamo già in ritardo di cinque giorni. Ovvero il tempo che abbiamo perso a parlare di crisi".

E sui vaccini?

Il piano vaccinale, nostra unica speranza per tornare a una parvenza di normalità, sta andando benissimo, in Italia come in Emilia Romagna e nella nostra provincia. Però ha bisogno di un salto di qualità, con l’arrivo dei due nuovi sieri, Moderna e Oxford Astrazeneca. E senza un governo sarà impossibile".

Davvero i vaccini stanno andando così bene in città?

"Tra Forlì e Cesena siamo a 700 immunizzazioni al giorno ed è il massimo della velocità che ci è consentita dal numero di dosi che abbiamo. A Cesena potremmo correre fino a quattro volte più di così: ne abbiamo le forze. Ma per farlo serve che il governo si occupi degli approvvigionammenti di nuove dosi".

Se le avesse?

"Apriremmo subito più punti vaccinali in città, per diversificare le postazioni. E i medici di basi hanno già detto di poter prendere in carico le vaccinazioni più semplici, che non necessitano cioè di particolari frigoriferi e procedure, come il siero di Oxford, il cui via libera è atteso il 28 gennaio. Ma un minuto dopo l’arrivo del via libera sarà essenziale avere un governo".

Lei lo conosce bene: come legge i piani del Rottamatore?

"Renzi fa fatica a riconoscersi in un contesto in cui non è lui a decidere. Credo stia attuando un piano che aveva in programma già lo scorso febbraio, volto a soddisfare la sua sopravvivenza politica e il suo narcisismo. Lo aveva fermato la pandemia, ma ora si è rimesso in moto. Ne farà le spese il Paese".