Valanga di fatture false per frodare il fisco

Sgominata una complessa rete di società dall’Emilia-Romagna alla Slovenia. Cinque arresti e 6,5 milioni di euro sequestrati

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di Paolo Morelli

La Guardia di finanza l’ha chiamata ‘Dirty Business’ per evidenziare quanto il sistema messo in piedi da una complessa organizzazione per frodare il fisco fosse losco e redditizio. Ma alla fine gli investigatori del Gruppo di Cesena della Finanza, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica di Forli, Fabio Magnolo, sono riusciti a trovare tutti i collegamenti che partendo da Rimini e dalla zona del Rubicone si diramavano in diverse regioni italiane e arrivavano fino in Slovenia. Così il giudice per le indagini preliminari Giorgio Di Giorgio ha disposto tre arresti con custodia cautelare in carcere e due con detenzione domiciliare. In totale le persone indagate sono 29, per sette delle quali è stato emesso un provvedimento interdittivo che vieta per un periodo di un anno l’esercizio di imprese e la copertura di ruoli direttivi di persone giuridiche.

I tre arrestati sono un commercialista che ha l’ufficio a Rimini e risiede a Riccione, e due persone che vivono nella zona del Rubicone, una a Savignano e l’altra a Longiano. Nei loro confronti è stata disposta la custodia cautelare in carcere per impedire che commettano altri reati del genere, avevano alle spalle una nutrita dose di precedenti specifici. Arrestato a Trieste (ma nell’ambito di un’altra inchiesta) anche il titolare di una società slovena che faceva parte della ‘rete’ italiana. Le società coinvolte erano 33 con sede in Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana, oltre a quella slovena. Alcune di loro sono state dichiarate fallite a seguito di quanto emerso durante le indagini. In sostanza c’era un vorticoso giro di fatture false che consentiva alle aziende di non pagare tasse e imposte e di compensare i debiti con l’erario con crediti d’imposta che in realtà erano inesistenti o comunque non giustificati.

L’ammontare delle somme evase e degli illeciti profitti realizzati è di circa sei milioni e mezzo di euro, a fronte del quale la magistratura ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca. Finora la Guardia di finanza ha messo le mani su un milione e mezzo depositati presso alcune banche, ma altri istituti di credito non hanno ancora riscontrato la richiesta della Guardia di finanza. Immobili da sequestrare non ne sono stati trovati, ma sono stati messi sotto sequestro oggetti di lusso: gioielli, mobili antichi e altro ancora, tra cui un quadro di Romano Mussolini’ il jazzista-pittore scomparso nel 2006. secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza di Cesena alla base dell’attività criminosa c’erano le ‘società cartiere’ la cui attività consisteva solo nell’emissione di fatture false.

I reati contestati riguardano il comparto penale-tributario con emissione utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazioni fiscali fraudolente, indebite compensazioni di crediti d’imposta inesistenti, distruzione di documenti contabili e omessi versamenti di imposte, oltre a gravi illeciti legati alle procedure fallimentari che hanno interessato alcune delle società coinvolte, con bancarotta semplice e fraudolenta.